VIDEO | Il procuratore di Catanzaro in apertura di conferenza stampa ha stigmatizzato ancora una volta gli effetti della riforma Cartabia che pone limiti all'attività di comunicazione sulle operazioni
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«La stampa è potente, ha potere. Chiedete ai vostri editori di dire ai referenti politici di cambiare la legge. Fin quando non cambia la legge io non intendo essere né indagato né sottoposto a procedimento disciplinare». Così il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa indetta questa mattina nei locali della nuova procura per fornire i dettagli dell’operazione denominata Sistema.
Il procuratore Gratteri si riferisce a quella parte della riforma firmata dal ministro della Giustizia Marta Cartabia che pone un limite, tra l’altro, alle conferenze stampa di pm e forze dell’ordine, che dovranno essere autorizzate dal procuratore capo in casi di particolare rilievo, e in cui le informazioni dovranno essere fornite «in modo da assicurare, in ogni caso, il diritto a non essere indicati come colpevoli fino a sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili».
Una norma contro la quale il procuratore capo di Catanzaro si è schierato fin dal principio e sulla quale è tornato a esprimersi anche oggi.
Ad inizio conferenza stampa ha anche spiegato le motivazioni dell'iniziale annullamento: «Ho inizialmente disdetto perché già alle 5 di questa mattina qualche sito on line ha divulgato i nomi e le posizioni delle persone indagate, nomi che non sono contenuti nel comunicato diffuso stamattina. Per noi ovviamente le 202 persone, che sono state raggiunte da ordinanza di custodia cautelare, sono presunti innocenti. Quando è stata approvata questa legge (Cartabia ndr) c’è stato il silenzio assordante dei consigli dell’ordine dei giornalisti sia nazionale che quello dei sindacati. Nessuno si è accorto di questa riforma salvo poi da stamattina ricevere centinaia di telefonate anche di testate giornalistiche nazionali che vogliono notizie o addirittura l’ordinanza. Cosa impossibile, attrezzatevi e protestate però la norma è questa e noi la dobbiamo osservare. Ho cambiato idea e ho deciso di fare la conferenza stampa perché mi dispiaceva per la polizia giudiziaria che ha lavorato. Questo è veramente un lavoro di anni faticosissimo».
L'operazione Sistema
Venendo invece ai dettagli della operazione il procuratore di Catanzaro ha spiegato come: «Questa notte sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare 202 presunti innocenti. La zona di interesse della indagine di questa notte è in particolare la provincia di Cosenza e altre parti del territorio nazionale. Infatti in altre regioni sono stati raggiunti da ordinanze di custodia cautelare altri indagati»
«L’indagine riguarda l’associazione di stampa mafioso, lo spaccio di stupefacenti e altri reati fine tipici dell’associazione mafiosa: estorsione, usura e rapporti con la pubblica amministrazione. Per intenderci sono stati raggiunti da attività di indagine anche tre professionisti. In questa operazione noi abbiamo interessato polizia, carabinieri e finanza. Non era una indagine che poteva fare una sola forza di polizia nel senso che ogni forza di polizia già ci lavorava su famiglie in ‘ndrangheta, allora bisognava mettere in rete e in regime tutto quello che c’era negli archivi, nelle banche dati di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza. C’è stato un gruppo di lavoro che ha coinvolto centinaia di uomini e donne della polizia giudiziaria. Per noi non è stato difficile far lavorare a regime tutti e tre come fossero un unico corpo perché ci sono investigatori di primissimo piano qui nel distretto di Catanzaro e quando c’è gente intelligente anche se hanno una divisa diversa è possibile farli lavorare in perfetta sinergia».
«È stata una indagine – ha aggiunto ancora Gratteri – durata anni e per cui anche difficile fare una sintesi soprattutto mettere a regime tutti i file sparsi e dare una conseguenza logica sul piano investigativo e quindi probatorio».
La nuova sede della Procura di Catanzaro
Un piccolo passaggio della conferenza stampa è stato anche dedicato alla nuova sede della Procura, trasferita in un ex convento: «È il primo giorno – ha spiegato il procuratore – che voi entrate in questa procura. È un bellissimo convento del ‘400, ristrutturato grazie anche alla sovrintendenza che ha seguito i lavori giorno per giorno ma quando faremo l’inaugurazione ve la descriverò nel dettaglio perché anche io in questi anni ho fatto il direttore dei lavori e il capo mastro e poi vi spiegherò nel dettaglio di chi è il merito della realizzazione di questa procura. Noi non ci dobbiamo dimenticare di chi oggi non c’è e ha contribuito mettendo 7 milioni e mezzo di euro per realizzare questa opera».
I dettagli dell'operazione
È stato poi il procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla, ad entrare nel dettaglio dell’operazione: «Questa attività di indagine ha riguardato un arco temporale molto vasto con riferimento alle ipotesi di reato che sono state contestate, ovviamente la principale è quella relativa alla associazione di tipo ‘ndranghetistico. È un quadro investigativo che è stato restituito anche all’esito della ordinanza del gip: la confederazione tra gruppi criminali nel territorio cosentino, confederati verso il conseguimento di un obiettivo comune che è quello dell’accaparramento di risorse illecite. Tanto che le condotte a livello cautelare che sono state riconosciute dal gip sono quelle attività predatorie classiche delle organizzazioni criminali, estorsioni che sono capillari e diffuse su tutto il territorio nei confronti sia di privati cittadini ma soprattutto di operatori economici nelle diverse attività. Quindi il tessuto economico è stato interamente interessato dalle attività estorsive sul territorio. Inoltre, l’usura e l’esercizio abusivo del credito, anche questo ha impattato su moltissimi settori economici».
«Alcune fattispecie di reato sono indicative di una infiltrazione insidiosa all’interno del tessuto economico, ci sono una serie di ipotesi di truffa alle quali partecipano presunti esponenti delle organizzazioni criminali. Poi una serie di attività che sono di condizionamento delle attività economiche, uno dei settori che presenta questa caratteristica è quello del gaming dove c’è una sostanziale riconoscimento di diversi profili di collusione tra esponenti della organizzazione criminali e imprenditori che operano in questo specifico settore». «Ci sono anche una serie di fattispecie di reato che riguardano rapporti con la pubblica amministrazione».