«Il vero scopo della separazione delle carriere è portare i pm sotto il controllo del ministero della Giustizia che così potrà decidere quali sono i reati prioritari sui quali indagare».
La tocca piano, si fa per dire, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, ospite nella trasmissione televisiva Otto e Mezzo su La7.

Il magistrato di Gerace, già procuratore di Catanzaro, non nasconde di non essere d’accordo «su nulla» rispetto all’operato del ministro della Giustizia Carlo Nordio, «tranne il sorteggio dei membri del Csm». Ad ogni modo gli suggerisce di «fermarsi perché si stanno facendo disastri».
Sempre sulla separazione delle carriere, Gratteri ha spiegato che «cambiare funzioni arricchisce» e ha sottolineato come la separazione sia un falso problema perché ogni sei mesi solo l’1% di chi ne ha facoltà cambia funzioni.

La previsione: «I tempi della giustizia si allungheranno»

Nicola Gratteri pronostica che, tra riforma Cartabia e riforma Nordio il risultato sarà un allungamento dei tempi della giustizia.
Un esempio su tutti: la riforma che prevede che a firmare un’ordinanza di custodia cautelare debbano essere tre gip e non uno come avviene oggi. Un cambiamento che cozza con la carenza di organico negli ufficio giudiziari e che darebbe a taluni indagati il tempo di nascondere i propri crimini.

«Il governo non ce l’ha con noi. Credo si tratti di incompetenza»

«Ma ce l’ha con voi (magistrati, ndr) il governo?», chiede la conduttrice Lilly Gruber.
«Non penso questo – risponde Gratteri – penso più ad una questione di incompetenza…»
«Ma Nordio è stato un magistrato a Venezia», incalza Gruber.
«A Venezia…», è il laconico commento di Gratteri il quale non manca di far notare la necessità di una più larga esperienza, in più luoghi e in più settori.

«Siamo cittadini come gli altri, dobbiamo spiegare il lavoro che facciamo»

Per quanto riguarda il discorso dei magistrati che esprimono le proprie opinioni e che vengono accusati di fare politica, Gratteri afferma che se questo accade esistono gli strumenti per questo genere di comportamenti: «C’è un ufficio ispettivo, si apre un procedimento disciplinare».
Allo stesso tempo afferma con forza che i magistrati sono cittadini come tutti gli altri: «Dobbiamo spiegare con parole semplici il lavoro che facciamo. C’è un difetto di comunicazione: noi non possediamo la potenza di fuoco (mediatica, ndr) di certi centri di potere». In sostanza mentre ai magistrati viene sempre più imposto un bavaglio, c’è chi ha facoltà di diffondere la propria versione della verità senza nessun contraddittorio.

«Musk sotto vitamine quando parlò dei giudici italiani»

Indignatissimo si mostra poi il procuratore di Napoli in merito alle esternazioni di Elon Musk sui giudici del Tribunale di Roma che hanno sospeso la convalida del trattenimento per sette migranti portati in Albania. Secondo il tycoon di Tesla «Quei giudici devono andarsene».
«Musk come si è permesso – dice un infuriato Gratteri – di interferire su un altro Stato. Ha preso forse troppe vitamine prima di salire su un palco e parlare. Quello che ha fatto il Presidente della Repubblica è stato il minimo che si potesse fare per una esternazione del genere».
Per quanto riguarda il tema migranti e Albania, Gratteri afferma che «è un grande spreco» perché nel centro creato in Albania ci sono 250 uomini delle Forze dell’ordine che non fanno quasi nulla. «Almeno 200 dovrebbero tornare perché c’è bisogno. C’è carenza di organico».

«Non adopero tecnologie del ministero ma mezzi e software che prendo a spese mie»

Per quanto riguarda l'hacker siciliano di 24 anni arrestato il primo ottobre dalla Polizia Postale a Roma, alla Garbatella, aveva copiato sui suoi dispositivi l'intero data-base utenti del Ministero della Giustizia, dal quale ha poi estrapolato le password di 46 magistrati, tra i quali anche quella di Gratteri, il magistrato ride: «L’hacker sarà rimasto deluso perché non ha trovato niente».
Il procuratore spiega che lui non adopera mezzi e tecnologie del ministero della Giustizia ma tecnologie e mezzi pagati di tasca sua «tre volte tanto». «Dobbiamo uscire da Consip», dice. Gratteri chiaramente non si fida degli investimenti tecnologici dello Stato che non solo pongono al riparo i magistrati ma che non riescono più ad aiutare gli investigatori a bucare le conversazioni criptate della criminalità organizzata.
«D’altronde abbiamo avuto il dominio della del ministero della Giustizia in mano a un hacker per mesi…»