Luigi Molinetti andò da Paolo Romeo per chiedere un consiglio su come poter tirare fuori dai guai giudiziari il proprio figlio. È quanto emerge dall'udienza del processo Gotha, in corso questa mattina nell'aula bunker di Reggio Calabria. A rivelarlo è il teste di polizia giudiziaria, Angela Corigliano.

 

La poliziotta della squadra mobile reggina ha raccontato come il presunto killer delle cosche di Archi, già imputato per l'omicidio del giudice Scopelliti, si recò dall'avvocato Romeo, ritenuto al vertice della cupola massonico-mafiosa di Reggio Calabria, per chiedere un consiglio riguardante il figlio Emilio. Questi, infatti, era stato riconosciuto dalla vittima di una rapina. I malviventi erano in due, uno fu preso dalla polizia, colto sul fatto a bordo di un motorino. Si trattava dello zio. La vittima, allora, recatasi in questura diede una descrizione e riconobbe, tramite album fotografico, proprio il figlio di Molinetti. Da qui i guai giudiziari. Dalle intercettazioni al circolo Posidonia emerge come Romeo disse a Molinetti che l'unico modo per alleggerire la posizione del figlio sarebbe stato quello di fare in modo che la vittima, in un secondo momento, pur potendo ricondurre alla famiglia Molinetti il secondo membro del commando, non riconoscesse con certezza Emilio Molinetti.

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Gli interessi di Romeo per la Multiservizi

Nel corso dell'udienza poi è emerso come Romeo si fosse interessato anche alla Multiservizi, società mista del Comune di Reggio Calabria, poi sciolta per infiltrazioni mafiose. La questione riguardava il rinnovo della carica societaria ricoperta da Paolo Vazzana. Di ciò Romeo ne parlò con l'allora deputato Elio Belcastro, il quale propose come sostituito Nuccio Idone, ma Romeo non fu d'accordo nel sacrificare uno dei suoi uomini migliori, ha spiegato il teste di pg, probabilmente consapevole di possibili indagini nei confronti della Multiservizi.