Paolo Romeo, presente. Alberto Sarra, presente. Antonio Caridi, assente. Dei tre big del processo “Gotha”, solo uno, il senatore, ha deciso di non presenziare alla prima udienza in programma all’aula bunker di Viale Calabria.

 

Carpetta rossa in mano, giacca e camicia. Così si è presentato Paolo Romeo, l’uomo ritenuto al vertice della cupola massonico mafiosa di Reggio Calabria. Piuttosto sorridente, ma molto attentato a ciò che accadeva all’interno dell’aula, Romeo era all’interno di una delle gabbie presenti per gli imputati. Ed era in compagnia di tutti gli altri che hanno deciso di presenziare al processo. Tutti, tranne uno: Alberto Sarra. Lui, invece, presentatosi con un maglione blu ed in discreta forma fisica rispetto al recente passato, si trovava nella seconda gabbia. Da solo. Un caso? Certamente no, dopo le dichiarazioni rilasciate ai magistrati della Dda di Reggio Calabria, nel corso delle quali Sarra non ha mancato di fare accuse precise e circostanziate anche a carico di Paolo Romeo. Ma non soltanto.

 

Così, il troncone ordinario di “Gotha” inizia a prendere forma davvero. Nella mattinata odierna, infatti, erano centinaia gli avvocati che hanno preso d’assalto l’aula “B4” della bunker. Folto anche il pubblico presente, fra cui diversi rappresentanti di associazioni antimafia che hanno già annunciato di volersi costituire parte civile. Una procedura che sarà completata nelle prossime udienze.

 

Intanto, come già anticipato in precedenza, l’udienza odierna ci consegna una prima questione preliminare, ossia la ricusazione presentata dal collegio difensivo, nei confronti del presidente del collegio, Ornella Pastore, per precedenti provvedimenti emessi nei confronti di alcuni imputati, sui quali sarebbe stata fatta anche una valutazione di merito circa l’appartenenza o la contiguità con ambienti ‘ndranghetistici.

 

Una decisione che ora spetterà al presidente del Tribunale e che probabilmente giungerà già nella prossima udienza fissata per il 18 maggio alle 9.30.

 

L’inchiesta. Secondo la Dda reggina, con in testa il procuratore capo Federico Cafiero de Raho e i sostituti Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino, Giorgio De Stefano, Romeo, Chirico, Sarra e Caridi sarebbero parte di quell’associazione mafiosa, nella sua componente riservata, chiamata a svolgere funzioni di direzione strategica, in simbiotico interscambio con organismi organizzativi ed operativi. 

 

Una struttura il cui riferimento primario risale addirittura all’organizzazione che la ‘ndrangheta si diede a partire dal 1969/70 prima, ed a conclusione della seconda guerra di mafia poi, con una linea dettata da Giorgio e Paolo De Stefano (entrambi deceduti) riconosciuti come fondatori e ideatori, sin dagli anni ’70, della prima vera “struttura riservata” della ‘ndrangheta conosciuta come “Mamma santissima” (La Santa). Tale nuova concezione ha permesso di superare agevolmente quegli steccati rappresentati dalle tradizionali regole delle cosche, per dotarsi così di poteri deliberativi in grado di garantire l’impermeabilità informativa, l’agilità operativa, il proficuo proseguimento degli scopi programmati e la continua interrelazione con gli ulteriori soggetti inseriti nel medesimo contesto criminale, a questo collegati o contigui. Una struttura criminale che ha esteso il programma criminoso in ambiti strategici d’interesse con riferimento ai canali politici, istituzionali, professionali, informativi, finanziari, imprenditoriali, bancari ed economici, curando – contemporaneamente il coordinamento con le altre mafie italiane e con strutture a carattere eversivo.

 

Ma l’attività della cupola non si fermava qui: c’erano anche canali privilegiati per ottenere informazioni riservate, grazie a soggetti come Giovanni Zumbo, Mario Giglio, i due Vincenzo Giglio, Giuseppe Rechichi ed altri personaggi in via d’identificazione, anche appartenenti ad apparati investigativi.

 

 Consolato Minniti