Il pm Lombardo nel corso della requisitoria: «Caridi, politico intraneo alle cosche». Il progetto di governo di Paolo Romeo che di Scopelliti disse: «È un cane da mandria, si può fare morire politicamente» (ASCOLTA L'AUDIO)
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«A Reggio Calabria vi è stato un disegno eversivo che non è stato immaginato, ma attuato per circa 15 anni». Va giù durissimo il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, nel corso della requisitoria del processo Gotha in corso in questi giorni nell’aula bunker della città dello Stretto.
Il magistrato, che ha coordinato le indagini sfociate nel maxi processo, ha passato ieri in rassegna tanto la posizione di Alberto Sarra, quanto quella dell’ex senatore Antonio Caridi. E, proprio con riferimento a Caridi, Lombardo ha proferito delle frasi molto dure, ritenendo l’ex assessore regionale una pedina importante nello scacchiere della cupola massonico mafiosa che, nell’impostazione accusatoria, governò la città per diversi lustri.
Caridi «politico intraneo alla ‘Ndrangheta»
È solo un primo accenno alla posizione del politico ritenuto uno dei riservati della ‘Ndrangheta. Ma quello che si intuisce immediatamente è che, per Lombardo, Caridi vada posto in una posizione sicuramente inferiore rispetto all’élite della massomafia. Parliamo quindi di Paolo Romeo, Giorgio De Stefano, Alberto Sarra. Proprio con quest’ultimo vi sarebbe un asse rimarcato dal messaggio che Caridi inviò a Sarra il 26 febbraio del 2013, giorno successivo alle elezioni. «Abbiamo ottenuto insieme un grande successo. Grazie per la fiducia che mi hai accordato. Di cuore, Antonio Caridi».
«Signori – sbotta Lombardo – Antonio Caridi non è un passante che viene preso per strada e viene catapultato all’interno di palazzo Madama. Nel 2013 è già un politico che ha una carriera alle spalle con incarichi di grande rilievo a livello comunale e regionale. Quando Caridi diventa senatore della Repubblica e viene ad interloquire con Alberto Sarra, lo fa perché Caridi è perfettamente consapevole del ruolo a lui riservato all’interno di un circuito criminale da una serie di soggetti. Circuito in cui lui è parte integrante».
Lombardo, rifacendosi alle parole dei collaboratori di giustizia, indica Caridi come «soggetto intraneo ad un circuito criminale riferibile alla ‘Ndrangheta» e cita pentiti come Moio, Villani, Marino, Fiume, Aiello. Sono collaboratori che delineano la figura di Caridi, soprattutto con riferimento al suo ruolo all’interno del meccanismo che governava le società miste del Comune di Reggio Calabria. A loro va aggiunto un ultimo collaboratore di giustizia che, però, rappresenta un tassello fondamentale: Seby Vecchio. Uno che la politica, specie quella del centrodestra, l’ha conosciuta dall’interno.
Il progetto di governo di Paolo Romeo
Nella sua disamina, il pubblico ministero pone in luce una conversazione risalente al 26 gennaio del 2000. Sarà una costante questa di Giuseppe Lombardo: rileggere e valorizzare materiale probatorio rimasto nel cassetto per troppo tempo e che non è stato a sufficienza posto in rilievo. Lombardo, invece, riprende quel materiale, lo attualizza contestualizzandolo anche e soprattutto alla luce dei nuovi elementi emersi nel corso di questi anni. E così viene fuori come Romeo e Valentino (ex sottosegretario alla Giustizia, ndr) fanno un discorso molto chiaro a Caridi «nel momento in cui quella progettualità di cui abbiamo necessita di individuare le figure che possono rendere attuabili un progetto, definito di governo.
Sono termini che hanno un peso particolare, perché Romeo ha una enorme capacità di discernimento dei termini da utilizzare e non lo dico io, ma lui stesso. È una caratteristica indipendentemente dal contenuto delle conversazioni, Romeo parla sempre con un linguaggio che fa emergere una profonda conoscenza di tutte le dinamiche da lui gestite. E quando spiega a Caridi quali sono i progetti di governo che lo riguardano, attribuisce a quel discorso un valore. E Caridi è l’unico che arriva a ricoprire una carica parlamentare all’interno di dinamiche che non riguardano soltanto lui».
E, tornando al 26 gennaio del 2000, Lombardo fa riferimento a Giuseppe Panzera, medico e braccio destro del boss Morabito detto il tiradritto. «Panzera parla di un comitato d’affari che lega le cosche reggine al mandamento jonico – riferisce Lombardo – e che avrebbe dovuto gestire un enorme bacino di voti, circa 350mila». Viene fatto poi un passaggio sull’inchiesta “Armonia”, la quale rappresenta «l’ossatura più solida, anche di Crimine» per comprendere certe dinamiche del mandamento jonico e si arriva ad “Onorata Sanità” e ad un parallelismo fra Mimmo Crea, ex consigliere regionale e Caridi: «Crea ha un modo di fare politica che può creare dei problemi. Caridi è quello che garantisce risultati certamente più stabili rispetto a quelli di Crea. Caridi è soggetto altamente affidabile, espressione delle principali famiglie di ‘Ndrangheta della città di Reggio Calabria e su cui far convogliare l’appoggio».
Lombardo non ha dubbi: «Caridi ha una caratteristica che piace a Paolo Romeo. Questi comprende che Caridi è un soggetto capace di fare politica, gestire l’elettorato e stare al suo posto. Caratteristica importante per uno come Romeo, che ha bisogno di persone che sanno stare al loro posto. Contrariamente a quelle che sono le caratteristiche di Sarra, che però è indispensabile ma tende spesso e volentieri a porre in essere comportamenti non sempre in linea con le indicazioni, Caridi è uno che comprende». Per il pm «è incredibile pensare che il 20 aprile del 2002 in relazione ad un soggetto che fa politica da anni e che la farà negli anni successivi, si riesca a progettare in maniera così accurata tutti i passaggi che poi Caridi farà».
Scopelliti? «Un cane di mandria»
E se Caridi è uomo che sa stare al suo posto, Scopelliti, invece, è qualcuno che non può fare valutazioni. È lo stesso Lombardo ad affermarlo riprendendo le intercettazioni di Paolo Romeo. «Escluso Scopelliti – spiega Lombardo – le valutazioni competono ad altri soggetti. E indica Giuseppe Valentino, Umberto Pirilli e Alberto Sarra. Qualunque presa di posizione di Scopelliti avrebbe avuto l’effetto di rendere sgradito proprio lui. Ci sono soggetti di cui si può fare a meno ed altri indispensabili. Non è che Scopelliti deve dare il gradimento o meno. Scopelliti è preso e messo lì. Possiamo certamente ritenere che Romeo adotta espressioni efficaci di quale sarebbe stato il ruolo di Scopelliti. Paolo Romeo indica “lui lo sa cosa deve fare: il cane di mandria. Lui sa che deve avere un ruolo di rappresentanza, di tutta l’organizzazione, di tutta la struttura di riferimento che lo sostiene”».
Così, se è vero che le intercettazioni che ha la Dda, tanto per Romeo quanto per De Stefano «sono pochissime», è altrettanto vero che Romeo «quando ha davanti un interlocutore su cui vuole investire come Caridi deve essere ed è chiarissimo e gli dice attento che o si fa così oppure le conseguenze negative a cui si andrà incontro ed a cui andrà incontro anche Giuseppe Scopelliti». Per dirla alla Romeo, se Scopelliti sbaglia «lo facciamo morire politicamente».
Così Lombardo riconosce onestà a Paolo Romeo quando afferma che Naccari Carlizzi è un politico di altro livello, «ma a me serve che sia un politico ribaltabile, non di altro livello», ricostruisce Lombardo. «Il suo progetto mira a creare un gruppo di consiglieri comunali. “Non so se rendo l’idea, che ci sia un gruppo di sei sette consiglieri comunali trasversali che abbiano un’idea comune e che portino avanti un determinato progetto”. Si afferma – prosegue Lombardo – che non è sufficiente vincere, è da perdenti nell’ottica di Paolo Romeo. E ha ragione lui. Con la vittoria un determinato percorso a volte finisce, come invece inizia uno vittorioso con la sconfitta. E lui lo sa perché nessuno è al suo livello in tema di strategie politico-mafiose. “Non è sufficiente vincere, ma mettere Scopelliti in condizione di dare ascolto agli altri e per fare questo bisogna circondarlo per poi colpirlo”».
La confessione piena: a Reggio un periodo eversivo
Per Lombardo, tutto questo è «una confessione piena, inequivocabile rispetto alla capacità di gestire un enorme circuito criminale che dalla ‘ndrangheta di base si sposta ad una ‘ndrangheta che diventa istituzione e che non entra chiedendo permesso all’interno di palazzo San Giorgio o della Provincia o della Regione. Ma entra da padrona, non dei singoli, delle istituzioni. E lì lo Stato ha perso il controllo totale di organi di rilevanza costituzionale. Questo è un disegno eversivo che a Reggio Calabria non è stato immaginato, ma attuato per circa 15 anni».
Qual è il ruolo di Caridi in tutto ciò? Il 2 settembre 2002, rimarca Lombardo, sempre Romeo spiega ad elezioni concluse che alcuni consiglieri comunali, in contrasto con il neo eletto sindaco dovevano essere «utilizzati per fare polemica interna sui grandi temi. Metodo quello della polemica politica che doveva servire a controllare politicamente Scopelliti e il Comune. Ecco come si arriva al 2004. Ecco come ti distruggo e come ti faccio diventare il principale sindaco antimafia d’Italia. Io non sono un veggente, io lo faccio accadere».
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