Udienza preliminare lunga e complessa nell'aula bunker di Lamezia Terme. Gli avvocati degli imputati hanno contestato le costituzioni di parte civile. Stralciate intanto una decina di posizioni: le notifiche non erano regolari
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L'udienza preliminare dell'operazione "Glicine-Acheronte", coordinata dalla Dda di Catanzaro, tra le province di Crotone, Catanzaro e Cosenza, ha fatto registrare subito i primi scossoni. Il gup Sara Merlini, nell'aula bunker di Lamezia Terme, dove si tiene il processo "Reset" contro la 'ndrangheta cosentina, ha stralciato le posizioni di una decina di imputati a cui non era stato regolarmente notificata la fissazione dell'udienza preliminare. In alcuni casi le notifiche non erano andate a buon fine anche nei confronti degli avvocati difensori.
Il tema caldo di giornata? Senza dubbio le numerose questioni preliminare sollevate sulle costituzioni di parte civile della Regione Calabria, del Comune di Crotone, di un'associazione anti-usura e dei Ministeri Ambiente, Giustizia e Interno. Gli interventi dei difensori sono durati oltre due ore, nel corso delle quali i penalisti presenti in udienza hanno mosso critiche ai loro colleghi sull'atto di costituzione di parte civile che, nella maggior parte dei casi, non terrebbe conto delle nuove linee guida fissate dalla riforma Cartabia.
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Secondo gli avvocati, i ministeri dell'Ambiente, dell'Interno e della Giustizia avrebbero prodotto una costituzione di parte civile in modo non appropriato, recuperando i capi d'accusa senza spiegare le ragioni per le quali chiedono di costituirsi contro gli imputati individuati a cui vengono contestate le singole condotte delittuose. La riforma Cartabia, hanno fatto notare in udienza, impone precisione nel quantum tra fatto e richiesta.
Critiche anche alla Regione Calabria la quale non avrebbe neanche prodotto i capi d'accusa, richiamandosi alle contestazioni presenti nel fascicolo processuale. Inoltre, nell'atto non sarebbero state indicate le generalità dei singoli imputati. Il gup Merlini scioglierà le riserve nella prossima udienza.
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Glicine-Acheronte, le principali accuse
Secondo la Dda di Catanzaro, i vari esponenti politici presenti nell'inchiesta - da Mario Oliverio a Nicola Adamo, passando da Vincenzo Sculco ed Alfonso Dattilo - avrebbero costituito un presunto comitato d’affari per la gestione delle campagne elettorali di ogni livello – comunali, provinciali, regionali – ma anche per assumere il controllo di enti pubblici. Turbata libertà degli incanti, turbata libertà di scelta del contraente, corruzione, abuso d’ufficio oltre che reati elettorali, sono tra le contestazioni mosse agli imputati coinvolti nell'operazione "Glicine-Acheronte", dove sono indagati per associazione mafiosa anche soggetti considerati intranei alla cosca di 'ndrangheta dei Megna.