Tentata estorsione e tentata violenza privata, sostituzione di persona, atti persecutori. Sono queste le accuse che, a vario titolo, vengono contestate a Giovanni Valentino, 68 anni, Alfredo Valentino, 62 anni, e Alfredo Valentino, 49 anni, tutti di Catanzaro. Nei loro confronti il sostituto procuratore Irene Crea ha chiesto il rinvio a giudizio. Il gip Fabiana Giacchetti ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 20 febbraio.

Giovanni Valentino è accusato di tentata estorsione, tentata violenza privata, sostituzione di persona e atti persecutori. Il proprietario del lido Lo Jonio nel 2015 aveva concesso in gestione la struttura, per la durata di cinque anni, a Matilde Talotta e al merito Aniello Grampone. A luglio 2016 essendosi incrinati i rapporti con i gestori, Valentino li avrebbe minacciati di riprendere possesso anticipato dei locali. Avrebbe affermato che «con la legge o senza la legge si sarebbe riappropriato del lido» se i locatari non gli avessero corrisposto la somma di 25mila euro, da aggiungere al canone di locazione. A questo punto Giovanni Valentino avrebbe messo in atto una serie di azioni per raggiungere lo scopo. Per esempio avrebbe inserito sui motori di ricerca internet il proprio numero di telefono e quello della moglie quali contatti per prenotare al Lido "Lo Jonio" e, rispondendo ai clienti che telefonavano, si attribuiva la qualità e lo stato di impiegato presso il locale e rifiutava le prenotazioni. Avrebbe poi rivolto continue minacce a Grampone e a sua moglie e si sarebbe spesso aggirato intorno al lido «senza alcuna ragione se non quella di controllare i loro movimenti» e aggredendo Grampone con epiteti quali «pezzo di m...a» e aggredendolo fisicamente.

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«Al lido morirà qualcuno»

Inoltre a dicembre 2018 Valentino avrebbe telefonato ad Antonio Macrina, incaricato di svolgere i lavori di ristrutturazione del Lido "Lo Ionio" dicendogli: «Macrina, sono Valentino, a questo lido morirà qualcuno». Questo dopo averlo già avvicinato in precedenza per consigliargli di non effettuare i lavori.
Ma le angherie non sarebbero finite qui. Tutti e tre gli imputati, infatti, sono accusati di un’altra ipotesi di tentata violenza privata poiché tutti si sarebbero operati per fare in modo di esasperare i gestori per costringerli a lasciare la struttura.

«Gli tagliamo la testa come ai maiali»

Vari gli esempi che si sono susseguiti tra dicembre 2018 e marzo 2019: dalle telefonate a Macrina alle frasi minacciose che i fratelli Giovanni e Alfredo Valentino (68 anni) avrebbero proferito indirettamente, ma con la consapevolezza di essere ascoltati, a Grampone: «Giovà, gli tagliamo la testa come ai maiali» e Giovanni Valentino rispondeva dicendo che avrebbe appeso la testa a uno degli alberi che si trovava nelle vicinanze del lido. Quello stesso giorno, il 3 marzo 2019, Alfredo Valentino (49 anni), nipote di Giovanni Valentino, si sarebbe recato da Grampone riferendogli un ultimatum rivolto dallo zio, e minacciandolo che ove non avesse lasciato i locali gli avrebbero fatto visita dei malviventi.
La Procura di Catanzaro ha riconosciuto quali persone offese Matilde Talotta, Aniello Grampone e Antonio Macrina, difeso dall’avocato Antonio Lomonaco.
Alfredo Valentino (68 anni) è difeso dall’avvocato Manuela Costa, Alfredo Valentino (49 anni) è difeso dall’avvocato Cesare Russo e Giovanni Valentino dall’avvocato Nunzio Raimondi.