VIDEO | La cena con Luigi Mancuso per incontrare i kazaki a gennaio 2019. Il progetto per la costruzione di un oleodotto e di un deposito carburanti nella ex Cgr di Vibo Marina
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La ‘ndrangheta non tratta solo quello che viene definito l’oro bianco, la cocaina, ma anche l’oro nero per antonomasia: il petrolio. Lo ha dimostrato un’inchiesta della Dda di Catanzaro, figlia della maxi indagine Rinascita Scott. È un nuovo business che vale milioni di euro, alimentato da boss, imprenditori in odor di mafia, broker, faccendieri. Anche su questo si è concentrata la puntata del 16 aprile aprile di Mammasantissima, il format di LaC Tv in onda ogni martedì alle 21.30.
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La ‘ndrangheta mette a disposizione i soldi, le ricchezze mafiose. In una parola: ricicla. Gli imprenditori in odore di mafia ne approfittano, offrono la loro esperienza, partecipano alla logistica, intessono rapporti. Questo racconta l’inchiesta Petrolmafie che vede coinvolto l’imprenditore Giuseppe D’Amico, il boss Luigi Mancuso e i suoi nipoti Francesco Mancuso, detto Ciccio Tabacco e Silvana Mancuso, l’uomo di fiducia di Luigi Mancuso, e collettore con i broker, Antonio Prenesti, detto Totò Yoyò.
L’incontro con i kazaki a gennaio 2019
«C’è stata una riunione con un rappresentante – spiega il procuratore Nicola Gratteri – di una grossa industria estrattiva di gas e petroli del Kazakistan che è sceso con una traduttrice all’aeroporto di Lamezia Terme, nel gennaio 2019, accompagnato da due broker il cui obbiettivo era quello di far arrivare petrolio a Vibo Valentia».
Il rappresentante kazako è Arman Magzumov e viene accompagnato da Giuseppe D’Amico in albergo a Vibo Valentia. Non sa che a seguirli passo passo ci sono gli uomini del Ros.
Le stazioni di rifornimento bianche
Arman Magzumov, è il «rappresentante del gruppo KazMunayGas per l’Europa», che è stato in Calabria assieme ad un altro broker «per constatare la fattibilità dell’operazione ideata dai Mancuso», raccontano le carte dell’ordinanza di Petrolmafie. A quel tavolo doveva esserci anche il presidente della Rompetrol, però «per impegni di lavoro, era stato trattenuto in Romania». A rappresentarlo, in quel pranzo c’era Magzumov che poi avrebbe informato i kazaki sulla fattibilità del progetto.
L’appuntamento sarà poi a cena per parlare dell’importazione del petrolio kazako in Calabria. A quella cena verrà monitorata anche la presenza del boss Luigi Mancuso. L’argomento è quello di portare e commercializzare in Italia carburanti provenienti dal Kazakistan attraverso stazioni di rifornimento bianche e nuovo impianti col marchio del colosso Rompetrol.
La costruzione di un nuovo oleodotto
Centrale nell’affare sarebbe stata la costruzione di un oleodotto con boa a mare e poi uno stabilimento con deposito di carburanti sui 100mila metri quadri della ex Sir, ex Cgr tornata oggi quella che era negli anni Settanta. Un progetto che non si realizzerà anche grazie all’intervento della Dda di Catanzaro che arresterà prima uno dei collettori tra la cosca Mancuso, i broker e i kazaki: Antonio Prenesti, uomo di fiducia di Luigi Mancuso, e poi perché scatterà l’operazione Petrolmafie che svelerà tutto l’interesse delle cosche dietro all’affare dell’oro nero.