Tra gli imputati anche un consigliere regionale del Partito democratico. Alcune delle persone coinvolte sarebbero legate al clan Gallace di Guardavalle. Il ruolo di un imprenditore calabrese
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La Direzione distrettuale antimafia di Firenze ha chiesto il processo per 24 persone, tra imprenditori, politici locali e dirigenti pubblici, nell'ambito dell'inchiesta sullo smaltimento illecito del Keu, il residuo di produzione derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli, prodotte dalla combustione dei fanghi delle concerie del distretto di Santa Croce sull'Arno (Pisa). Il giudice del Tribunale di Firenze, Gianluca Mancuso, ha notificato alle 24 persone e anche a 6 società la convocazione per l'udienza preliminare che si svolgerà a partire dal 12 aprile. Tra gli imputati figurano anche i vertici delle associazioni di conciatori di Santa Croce e del consorzio Aquarno, alcune imprese del distretto orafo aretino e imprenditori, alcuni dei quali anche collegati all'articolazione 'ndranghetista Gallace di Guardavalle. Tra gli imputati, secondo quanto ricostruito dall’Adnkronos, figurano il sindaco di Santa Croce sull'Arno, Giulia Deidda, il consigliere regionale Andrea Pieroni (Pd), il funzionario regionale dell'ambiente Edo Bernini, l'ex capo di gabinetto della Presidenza della Regione Toscana Ledo Gori, l'imprenditore di origine calabrese Francesco Lerose, Tra i reati contestati agli imputati, a vario titolo, quelli di associazione per delinquere, gestione abusiva di rifiuti, abuso d'ufficio, corruzione elettorale, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, falso.
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Oltre al filone legato alle concerie di Santa Croce, c'è un filone aretino legato al presunto smaltimento illecito dei rifiuti della Chimet e della Tca. Questi i soggetti che dovranno comparire dinanzi al gup: per il filone di Santa Croce, Alessandro Francioni, Franco Donati, Nicola Andreanini, Silvia Rigatti, Lorenzo Mancini, Cristina Brogi, Antonio Lasi, Fabrizio Veridiani, Aldo Gliozzi, Maila Famiglietti, Alberto Benedetti, Giulia Deidda, Edo Bernini, Ledo Gori, Andrea Pieroni, Francesco e Manuel Lerose, Annamaria Faragò. Per il filone aretino Claudio Tavanti, Claudio Guadagnoli, Luca Benvenuti, Claudio Fagioli, Mario Guidelli, Francesca Tartamella. Le società imputate sono: Associazione Conciatori, Consorzio Depuratore, Consorzio Aquarno, Lerose srl, Tca spa e Chimet spa. Un caso di corruzione elettorale è stato contestato al consigliere regionale Andrea Pieroni.
Per la Dda, Pieroni si sarebbe reso disponibile nella campagna per le elezioni regionali tra maggio e giugno 2020 a presentare un emendamento sui rifiuti Keu in cambio dei voti del distretto conciario, che aveva lo scopo di ottenere norme che esonerassero il Consorzio Aquarno dall'Aia, l'autorizzazione ambientale per i rifiuti speciali. L'emendamento passò in Consiglio regionale ma la norma venne abrogata dallo stesso Consiglio nel maggio del 2021. Sempre per l'accusa Pieroni, quale candidato alle Regionali si sarebbe attivato, senza successo, per fare pressione sui vertici governativi nazionali e indurre il governo a non impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale. Inoltre, sempre quale candidato avrebbe richiesto esplicitamente un aiuto elettorale ai vertici del comparto conciario, ricordando a tal proposito il suo impegno per favorire far approvare la norma favorevole al comparto.
Nonostante la presenza di sostanze altamente inquinanti, il Keu - secondo la Dda, sarebbe finito in attività edilizie ma anche sotto la strada regionale 429 tramite gli impianti di smaltimento di Francesco Lerose, imprenditore ritenuto legato alla cosca Gallace di Guardavalle. Sulla base delle indagini dirette dalla Dda, lo smaltimento illecito del Keu avrebbe consentito notevoli risparmi, tagliando i costi di oltre 24 milioni di euro. Nell'inchiesta sono finiti anche alcuni dirigenti di aziende del comparto chimico-orafo di Arezzo, coinvolti nello smaltimento illecito di rifiuti inquinanti che sarebbero finiti in un impianto a Bucine (Ar).