VIDEO | L’accusa del procuratore di Catanzaro a margine del Magna Graecia film fest: «Non prendiamoci in giro, se si candida un compare degli ‘ndranghetisti lo si fa per prendere voti»
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«In questo momento noi magistrati siamo deboli e per questo hanno fatto la riforma perché come si dice adesso o mai più». È netto come al solito il commento del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. A margine del Magna Graecia film fest ha risposto alle domande dei giornalisti presenti all’evento. Nel suo ragionamento non è entrata solo la riforma della giustizia, ma anche le imminenti elezioni regionali e l’insegnamento da dare ai ragazzi, alle nuove generazioni di calabresi.
«È l’impostazione della legge è sbagliata – ha dichiarato Gratteri, in merito alla riforma sulla quale il governo ha posto la fiducia in Parlamento - È il termine improcedibilità che è sbagliato. Un processo di primo grado non può durare 8 anni? Allora io gli chiedo perché allora non potenziate gli organici negli uffici giudiziari? perché non fate rientrare i 250 magistrati che sono nei ministeri a scrivere sentenze? perché non avete ridotto i motivi di appello e per cassazione? E ancora: perché non avete fatto una forte depenalizzazione? Prima facciamo queste modifiche, poi vediamo qual è il volume di carico. Io per questo sono arrabbiato perché pare che facciamo ragionamenti tra sordi e non tra addetti ai lavori. Questa riforma è una ghigliottina per i processi».
Gratteri pare avere le idee chiare anche sul perché c’è stato un largo fronte comune sul testo della riforma firmata dal ministro Cartabia. «Sono tutti d’accordo – ha aggiunto - solo Fratelli d’Italia non è d’accordo. La verità è che noi magistrati in questo momento siamo deboli, quindi hanno pensato “adesso o mai più”. In pochi hanno preso posizione contro perché parlare costa, per questo lo facciamo in pochi e io non faccio calcoli. Mi piace dire quello che penso e voglio continuare a essere libero».
Un passaggio importante dell’intervista a Gratteri ha riguardato il voto alle prossime elezioni regionali e la possibile infiltrazione nelle liste di uomini vicini alla ‘ndrangheta.
«Inutile prenderci in giro – ha attaccato Gratteri - in Calabria siamo meno di 2 milioni di abitanti ed è una regione fatta di piccoli centri dove ci conosciamo tutti. Se un candidato è un soggetto borderline o compare di qualche indranghetista, chi lo sa candida sa che portarà voti. Poi se verrà beccato con le mani nella marmellata si dirà che si ha fiducia nella magistratura. In una trasmissione televisiva ho detto “fate una legge che 60 giorni prima delle elezioni non possiamo arrestare nessuno, fate quello che volete". Noi dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter lavorare, poi se un magistrato o un uomo delle forze dell’ordine sbaglia va punito e non ha alibi. Non ci deve essere pietà».
«Misurare le parole, perché i ragazzi sono come le spugne e assorbono tutto, il bene e il male. Quindi noi abbiamo la responsabilità di trasmettere quella che è la realtà, il mondo degli adulti. È importante coni ragazzi non è mai tempo perso, come fare un’indagine di mafie».
«Il mio è un problema di coscienza, siamo in un momento delicato per la Calabria, in questi anni è cresciuta. Voi da giornalisti percepite subito i cambiamenti. Si è accesa la speranza sopita per decenni, e questo è il merito di tutta la procura di Catanzaro. La Calabria è un grande laboratorio e sento il peso di questo mutamento. Sono contento di questi giovani che si avvicinano e prendono posizioni. La riforma ci ha ammaccato, siamo preoccupati come cittadini e primi che magistrati. Spero che con il tempo a freddo ci sia il modo di spiegare meglio e io non mi arrenderò e combatterò con tutte le mie forze per avere una Calabria diversa»