Il delitto avvenuto 23 anni fa ricostruito attraverso i racconti del collaboratore di giustizia Francesco Tornicchio. Il fatto di sangue originatosi dai contrasti tra clan rivali per il controllo delle estorsioni a Strongoli e per vendicare la morte di Otello Giglio (ASCOLTA L'AUDIO)
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Giuseppe Castiglione fu attirato in una trappola, con il pretesto di provare eroina di altissima qualità. Mentre la vittima designata era intenta a squagliare la dose gli fu sparato un colpo di pistola in testa a distanza ravvicinata. Il cadavere venne poi seppellito in un terreno a Strongoli. È questa la ricostruzione dell'omicidio di Giuseppe Castiglione avvenuta il 29 gennaio del 2000 a Strongoli, in provincia di Crotone, fornita dalla Dda di Catanzaro e accolta nella ordinanza firmata dal gip sulla base delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Tornicchio.
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Collaboratore attendibile
Giudicate «attendibili» dal gip del Tribunale di Catanzaro «perché quest'ultimo si è autoaccusato dell'omicidio e perché sussistono plurimi riscontri esterni oggettivi». Ideatore e mandante dell'omicidio sarebbe Salvatore Giglio, ritenuto a capo dell'omonima cosca attiva nel territorio di Strongoli, Luigi Lidonnici e Francesco Tornicchio sono, invece, ritenuti esecutori materiali dell'omicidio nella misura in cui si sarebbero prodigati per attirare la vittima in una trappola mentre Giuseppe Mario Fazio avrebbe premuto il grilletto.
Le estorsioni a Strongoli
È sempre il collaboratore di giustizia a fornire lo spaccato entro cui sarebbe maturato l'omicidio. Nel verbale dell'interrogatorio reso nel luglio del 2021 riferisce, in particolare, di «una contrapposizione tra cosche rivali all'interno del locale di 'ndrangheta di Strongoli. Era sorto un dissidio tra i Giglio, legati ai cirotani, e i Castiglione e alcune famiglie a loro collegate, quale quella dei Valente e di Alfredo Levato. Il problema era legato alla effettuazione delle estorsioni nel territorio di Strongoli» specifica Tornicchio ascoltato dai magistrati della Dda di Catanzaro.
Vendetta di mafia
Secondo quanto ricostruito, l'agguato sarebbe stato un atto ritorsivo per vendicare la morte di Otello Giglio, fratello di Salvatore. Durante la carcerazione di quest'ultimo sarebbero insorti contrasti scaturiti poi nell'omicidio «su ordine di Salvatore Valente e dei Castiglione. Quindi, all'uscita del carcere di Giglio Turuzzo, questi mi convocò presso il suo opificio di trasformazione del cls - racconta Tornicchio - perché mi alleassi con lui e quindi ponessi in essere fatti omicidiari nell'interesse della sua cosca».
«Non era ndranghetista»
Ma la spedizione sarebbe servita a lavare col sangue anche un'altra morte, quella dello zio di Francesco Tornicchio: «Nicola Amodeo che non era ndranghetista. Lui fu ucciso - racconta il collaboratore di giustizia - perché era delinquente comune e non pagava l'eroina che comprava dai Castiglione».
Trappola mortale
«Compà, ti ho portato la dose» ricostruisce Tornicchio nei suoi racconti. È il 28 gennaio del 2000 e Giuseppe Castiglione è stato attirato in un magazzino di proprietà di Giuseppe Mario Fazio: «Lui la prese e mise la dose su un cucchiaino per scioglierla. Durante queste fasi, il Fazio esplose un colpo di pistola. Il corpo fu caricato su un'auto bianca vecchia rubata. Non so dire che fine fece l'arma. Il cadavere - procede nel racconto - fu seppellito nel terreno del padre di Fazio. Castiglione venne con uno scooter che occultammo vicino alle Biomasse, dove c'era un casolare vecchio».
Riscontri esterni
Plurimi, secondo il gip, sarebbero i riscontri esterni che avvalorerebbero il racconto del collaboratore di giustizia. Una serie di informative della stazione dei carabinieri di Strongoli e dei carabinieri del Norm di Cirò Marina «da cui emergono elementi coincidenti con quanto narrato dal Tornicchio». Oltre a ciò anche particolari forniti dai familiari della vittima che hanno contribuito a riscostruire le ultime ore di vita della vittima, prima dell'agguato.
Affermare il dominio della cosca
«Non vi sono dubbi sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico di tutti gli indagati» conclude il gip. «Salvatore Giglio per vendicare l'uccisione del fratello e per affermare il dominio della sua cosca sul territorio in modo da avere la supremazia assoluta soprattutto nel business delle estorsioni, ha ordinato la commissione dell'omicidio di Giuseppe Castiglione. Tornicchio e Lidonnici hanno attirato il Castiglione nella abitazione di Fazio facendogli credere che gli avrebbe procurato una dose di droga».
Faida mafiosa
«Nessun dubbio sulla sussistenza delle aggravanti contestate». Per il gip: «Il delitto è stato commesso con premeditazione e con metodo mafioso per agevolare la cosca Giglio. Infatti esso è stato pianificato e programmato nell'ambito della contrapposizione tra cosche mafiose con lo scopo di consumare una vendetta e per far acquisire alla cosca Giglio più potere rispetto alle cosche rivali. In particolare, l'omicidio di Castiglione si inquadra nell'ambito della faida mafiosa tra Salvatore Giglio e Salvatore Valente (i Castiglione erano alleati dei Valente). In tale quadro, sia l'omicidio di Giuseppe Castiglione sia il tentato omicidio del fratello Francesco Castiglione sono frutto della reazione di Salvatore Giglio alla uccisione del proprio fratello Otello».