"Il toro lo riconosci dalle corna, l'uomo dalla parola, il giornalista dalla cronaca". Lo ripeteva sempre, ai colleghi più giovani, Michele Garrì. Figura storica del giornalismo vibonese, si è spento oggi, provato da una lunga malattia e fino alla fine circondato dall'affetto dei suoi cari. Corrispondente per tanti anni dell'Agenzia giornalistica Italia, ha scritto anche per testate storiche come Paese Sera e l'Unità.

 

Orgogliosamente di sinistra, sensibile ai temi della legalità, del lavoro, dell'immigrazione, dell'ambiente, dei diritti degli animali, è stato un uomo capace di esprimere una straordinaria passione per la cronaca, raccontata con una spontaneità tanto ironica quanto spartana. Amava Capo Vaticano, Renoir, la famiglia, amava le istituzioni e soprattutto l'Arma dei carabinieri, le sue Stazioni, i suoi marescialli. Amava i suoi amici, Nino Potenza, Pasquale Scalamogna, Saverio Di Bella e tanti, tanti altri. Amava tutti noi. Un adorabile rompiballe, un cronista insuperabile per la sua incredibile carica di umanità. Sempre sul pezzo, sempre sulla notizia. Un magnifico collega, un maestro, che ci mancherà.

I giornalisti del Gruppo LaC si stringono alla famiglia di Michele e, in particolare, alla figlia Melissa, al figlio Ivan e alla moglie Anna Scalamogna.