Due volte nel giro di pochi giorni sono quasi una conferma: il porto di Gioia Tauro è diventato una tappa di passaggio per i rifornimenti di armi sull’asse Cina-Libia con tutte le conseguenze geopolitiche del caso. Dopo il sequestro di due droni da guerra nascosti nei container delle pale eoliche lo scorso 18 giugno è successo di nuovo. Dieci giorni dopo, lo riporta il Corriere.it, il comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e l’Agenzia delle Dogane sono intervenuti sulla Msc Apolline, una portacontainer che aveva appena attraccato a Gioia Tauro.

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Il nuovo sequestro di armi da guerra nel porto di Gioia Tauro

Di nuovo Gioia Tauro, di nuovo la partenza da un porto cinese, di nuovo armi da guerra. Il 28 giugno il comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e l’Agenzia delle Dogane sono intervenuti sulla Msc Apolline, una portacontainer lunga 400 metri, larga 61, che aveva appena attraccato a Gioia Tauro. La nave era partita da Yantian, il porto della megalopoli industriale cinese di Shenzhen, aveva circumnavigato l’Africa per evitare la minaccia degli attacchi degli Houthi all’ingresso nel Mar Rosso verso Suez, aveva fatto scalo prima a Valencia e poi a Barcellona. Ma solo all’approdo in Italia, da dove parte della merce avrebbe dovuto proseguire per Bengasi, è arrivata l’indicazione delle autorità americane: la nave conteneva armi destinate al clan degli Haftar, da sequestrare. Era partita da Yantian, il porto della megalopoli industriale cinese di Shenzhen, aveva circumnavigato l’Africa per evitare la minaccia degli attacchi degli Houthi all’ingresso nel Mar Rosso verso Suez, aveva fatto scalo prima a Valencia e poi a Barcellona. Ma solo all’approdo in Italia, da dove parte della merce avrebbe dovuto proseguire per Bengasi, è arrivata l’indicazione delle autorità americane: la nave conteneva armi destinate al clan degli Haftar, da sequestrare.

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Il sequestro di armi del 18 giugno nel porto di Gioia Tauro

Vicenda identica a quella dello scorso 18 giugno. Allora i droni da guerra erano stati caricati sulla Msc Arina, nave gemella della Apolline. Come nel primo caso, da Msc non arriva alcun commento: d’altra parte non sono rari i casi in cui i traffici e il contrabbando avvengono totalmente all’insaputa delle compagnie che forniscono il trasporto via mare.

La segnalazione dell'intelligence Usa

Altro punto di contatto: la segnalazione alle autorità italiane è arrivata nuovamente dall’amministrazione americana, che aveva raccolto indicazioni di intelligence, sempre secondo quanto riferisce il Corriere. In entrambi i casi l’operazione è scattata in Italia, non negli scali precedenti dei due mercantili, per esempio a Singapore e in Spagna.