La somma di denaro secondo gli inquirenti pattuita sarebbe servita ad ottenere la revoca del provvedimento di confisca dei beni di Rocco Delfino, legato alla cosca Molè Piromalli di Gioia Tauro
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L’avvocato Giancarlo Pittelli risulta tra gli indagati di una nuova inchiesta istruita dalla Procura di Salerno. L’accusa per lui è di corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose in concorso con l’ex presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, difeso dall'avvocato Francesco Calderaro.
Nello specifico, Giancarlo Pittelli, «nel quadro di un più ampio impegno allo sfruttamento delle proprie relazioni istituzionali per la risoluzione delle vicende giudiziarie coinvolgenti l’imprenditore Rocco Delfino e le società a questo riconducibili avrebbe promesso al presidente della Corte d’Appello, sezione misure prevenzione, Marco Petrini, una somma di denaro non precisata quale corrispettivo della revoca del provvedimento di confisca dei beni di Rocco Delfino, imprenditore legato alla cosca Molè Piromalli».
Secondo la ricostruzione della Procura di Salerno, la somma si sarebbe dovuta corrispondere all’esito della pronuncia ma il denaro non fu mai consegnato «in considerazione dell’arresto di Pittelli» nell’ambito dell’operazione Rinascita Scott, «ovvero il giorno successivo all’ultima udienza di trattazione del procedimento».
In particolare, l’ex magistrato Marco Petrini avrebbe omesso «di dichiarare inammissibile l’istanza di revocazione – erroneamente proposta dalla Corte d’Appello di Catanzaro piuttosto che a quella di Reggio Calabria – benché Pittelli vi avesse rinunciato fin dal 13 luglio 2018 ritenendo che il successivo svolgimento processuale fino all’udienza di trattazione del 18 dicembre 2019 avesse assorbito la rinunzia».
Il reato è aggravato dalle modalità mafiose per aver favorito la cosca di ‘ndrangheta Molè Piromalli a cui Delfino sarebbe stato legato «sostenendo le spese legali di Giuseppe Piromalli detto Facciazza esponente apicale della organizzazione nei procedimenti in cui era assistito dall’avvocato Pittelli». Entrambi, Giancarlo Pittelli e Marco Petrini risultano allo stato indagati e sono difesi rispettivamente dagli avvocati Francesco Calderaro e Francesco Anzalone.