«Non vorremmo che il drone venga utilizzato come strumento per fare post su Facebook dimenticandosi poi tutto il resto». A Legambiente non piace la politica adottata in Calabria per la gestione del fenomeno degli incendi boschivi. L'associazione ambientalista nei giorni scorsi ha, infatti, stilato una sorta di decalogo invitando la Regione ad «adottare misure adeguate per prevenire il fenomeno».

Un nuovo claim

Prevenzione, 365 giorni all'anno. Potrebbe essere questo il claim della prossima campagna antincendi, da non ridurre ai soli due mesi estivi. A confermarlo è Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente nazionale: «Non si possono usare solo questi» aggiunge in riferimento all'impiego di droni, strumento introdotto in Calabria per la lotta agli incendi. «Ad esempio, altre regioni utilizzano tecniche più tradizionali che consistono nella riduzione della minaccia alla base, alla radice mentre in Calabria si investe di più nei due mesi di anticendio boschivo. Come Legambiente pensiamo sia necessario fare di più nei restanti mesi dell'anno e in fase di prevenzione».

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Calabria da bollino rosso 

E che l'approccio emergenziale non sia sufficiente a limitare il fenomeno lo confermano i dati. L'ultimo report pubblicato da Ispra annovera la Calabria, seconda regione d'Italia dopo la Sicilia, tra quelle maggiormente percorse da incendi. Nel 2023 sono stati 177 i chilometri quadrati attraversati dai roghi, di questi quasi 30 di superfici forestali. Bollino rosso per la provincia di Reggio Calabria, «da sola contribuisce al 14% del totale forestale nazionale» si legge nel report.

Rincorrere l'emergenza

«È evidente che ogni tecnica deve essere adattata ai territori di riferimento» spiega ancora Nicoletti. «Ad esempio, in Trentino Alto Adige non esiste nemmeno il corpo dei vigili del fuoco, ma sono presenti i volontari con una gestione dei boschi che noi non immaginiamo neanche lontanamente». L'invito è prendere a modello «i più bravi senza limitarsi ad utilizzare la tecnologia sperando che questa sia la soluzione altrimenti continueremo a rincorrere le emergenze».

I primi 5 mesi del 2024

Sempre Ispra ha pubblicato i dati riferiti ai primi cinque mesi del 2024 con un risultato immutato: «Attualmente l'80% delle aree percorse da incendio sia totali che forestali si trova nelle regioni Sicilia e Calabria». Il responsabile di Legambiente spiega come in effetti ci sia una maggiore incidenza in Calabria ascrivibile alla crescita dei boschi «dovuta all'abbandono dei sistemi colturali. I terreni sono diventati boscaglie e successivamente boschi determinando una maggiore condizione di biomassa incendiabile sollecitata dalla siccità».

Territorio...incolto

Proprio in ragione di ciò, secondo l'associazione ambientalista, l'approccio più corretto da adottare sarebbe quello di cura del territorio e di prevenzione del rischio. Una criticità per la verità evidenziata dallo stesso capo della Protezione civile regionale, Domenico Costarella, che in una intervista proprio sugli incendi boschivi aveva confermato di dover «fare i conti con un territorio non pulito e questo provoca una difficoltà nella gestione della vegetazione», seppur invitando a fare meno allarmismo sul fenomeno in considerazione delle alte temperature registrate nelle ultime settimane.

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Approccio emergenziale 

Per Nicoletti bisogna, invece, «ridurre la minaccia lavorando meno sulla gestione in emergenza». Un esempio è la pianificazione: «Abbiamo pianificazioni antincendio che però devono essere integrate con le pianificazioni normali, allo stesso modo abbiamo pianificazioni generali prive di un piano di dettaglio per singole aree. Ad esempio, abbiamo registrato aree ripetutamente percorse dal fuoco, in quelle zone c'è bisogno di una maggiore sorveglianza e di interventi particolari».

La carica dei forestali

E poi le risorse: «Prevenzione significa anche sapere come vengono spesi gli oltre 200 milioni all'anno destinati alla forestazione di cui naturalmente una parte sarà destinata agli stipendi degli operai forestali. Ma il resto deve essere utilizzato per limitare l'impatto degli incendi boschivi e questo ancora non avviene». O ancora il catasto degli incendi che «è un buco nero», una corretta gestione implica «imporre i vincoli. Ad esempio, su un'area percorsa dal fuoco non si può esercitare la caccia per diversi anni ed è vietata anche la raccolta dei materiali legnosi».

Uno sguardo al futuro

Insomma, un maggiore controllo e manutenzione del territorio. «In questi anni la Calabria è stata tra le regioni peggiori ma si può lavorare per invertire questa tendenza facendo di più sulla gestione del territorio» in considerazione dei cambiamenti climatici che investono in misura maggiore l'area del mediterraneo rendendola più esposta a simili rischi.