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Sono stati letteralmente sepolti da due secoli di carcere gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato nel processo “Gambling”. Così ha deciso il gup Nicola Marino che ha condannato quasi tutte le persone accusate di far parte di una holding servente in tutto e per tutto alla ’ndrangheta ed in grado di movimentare una quantità di capitali pazzesca, collegata al mondo del gioco illecito on line.
Le condanne più pesanti
La mano dura del gup si è abbattuta soprattutto sui soggetti orbitanti attorno alla cosiddetta cosca dei “Ficareddi”, egemone nel territorio di Saracinello, periferia sud di Reggio Calabria.
Dodici anni sono stati inflitti a Giovanni Ficara, ritenuto il boss della zona e già sottoposto a più indagini, con contestuali condanne. Ma una pena pesantissima, sempre 12 anni, è stata comminata anche a Terenzio Minniti, Venerando Puntorieri e Cesare Oscar Ventura. Dieci anni sono stati inflitti, invece, a Vincenzo Nettuno, fratello di Letterio, il giovane ucciso durante la seconda guerra di mafia e di cui tanto si parlò negli anni scorsi. Spicca, poi, fra le altre, la condanna – nemmeno troppo pesante per i benefici di legge – a Mario Gennaro, l’uomo-chiave dell’inchiesta prima perché ritenuto al vertice del sodalizio dedito al gioco on line illegale e poi perché divenuto collaboratore di giustizia.
Il meccanismo della truffa
Come riusciva l’associazione a frodare il sistema messo in piedi dallo Stato per la gestione del gioco on line? Tramite un meccanismo più semplice a farsi che a dirsi: la raccolta “da banco” dei giochi e delle scommesse avveniva tramite una rete ramificata di agenzie che sono state inquadrate, simultaneamente, come centri di trasmissione dati collegati a “bookmaker” esteri da un apparente contratto di prestazioni di servizi. Insomma, formalmente tutte le licenze erano a posto, così come le autorizzazioni. La racconta delle giocate, tramite i siti .it e .com, non è avvenuta però attraverso una transazione on line (dunque, con una tracciabilità totale del movimento del denaro), poiché i giocatori pagavano le loro scommesse in contanti o tramite degli assegni consegnati al gestore del punto commerciale. Insomma, il contratto e la scommessa si perfezionavano completamente sul territorio italiano e non anche all’estero, così come sarebbe dovuto avvenire. Le somme incamerate (circa 200mila euro per agenzia in pochi giorni), venivano poi girate alla direzione amministrativa dell’associazione a Malta.
La struttura organizzativa
I vertici erano rappresentati da Mario Gennaro e Domenico Lagrotteria, titolari dei circuiti di gioco. Sotto di loro vi era un livello tecnico-amministrativo, i cosiddetti “master” con il compito di promuovere il prodotto. Alle dipendenze di questi ultimi, vi erano la “agenzie”, i cui titolari avevano uno o più “conti di gioco” che consentivano anche a chi non aveva un conto gioco proprio, di poter fare partite a poker on line. Le eventuali vincite erano pagate in contante, anche qui violando le norme che vietano tale modalità di circolazione del denaro.
Le singole condanne
Francesco Maria Abramo 6 anni e 8 mesi
Alessia Alessi 4 anni
Vincenzo Alvaro 4 anni e 8 mesi
Emanuele Cotroneo 4 anni e 8 mesi
Giovani Ficara 12 anni
Luca Battista Gagni 4 anni e 8 mesi
Antonietta Gatto 4 anni e 8 mesi
Mario Gennaro 4 anni
Margherita S. Giudetti 6 anni
Antonio Lavilla 5 anni e 4 mesi
Giuseppe Lavilla 5 anni e 4 mesi
Maurizio Lavilla 5 anni e 4 mesi
Domenico Madeo 4 anni
Domenico Manti 6 anni
Terenzio Minniti 12 anni
Pietro Monterosso 6 anni
Dario Alfonso Montuori 4 anni
Vincenzo Nettuno 10 anni
Domenico Nucera 4 anni e 8 mesi
Francesco Pesce 8 anni
Venerando Puntorieri 12 anni
Francesco Ripepi 6 anni e 8 mesi
Rocco Ripepi 6 anni e 8 mesi
Paolo Sciumbata 6 anni
Fortunato Stracuzzi 6 anni
Annunziato Vadalà 2 anni
Cesare Oscar Ventura 12 anni
Pietro Verduci 4 anni e 8 mesi
Andrea Vianello 8 anni
Gli assolti:
Saverio Ambroggio
Francesco Chirico
Giuseppe Preiti
Rocco Restuccia
Francesco Zungri
Giuseppe Zungri