Dalla notte tra il 17 e il 18 maggio scorso, quando un violento nubifragio si è abbattuto sulla costa tirrenica cosentina, causando danni e allagamenti un po’ dappertutto ma con particolare rilievo nel comune di Fuscaldo, ci sono famiglie sfollate che ancora non hanno fatto rientro nelle proprie abitazioni. Nel quadrante settentrionale della città che ha dato i natali a Vienna, la madre di San Francesco di Paola, un consistente raggruppamento di residenti, a tutt’oggi, è impossibilitato a vivere la propria casa, in molti casi, frutto dei sacrifici di una vita.

In attesa di riottenere la certificata agibilità da parte dei tecnici, che dovranno valutare la ristrutturazione degli stabili (lavori che, allo stato attuale, i proprietari stanno pagando di tasca propria), i residenti del complesso più aggredito dalla furia dell’acqua e del fango, hanno dovuto sistemarsi provvisoriamente come meglio hanno potuto. «Per i primi quattro giorni siamo stati ospitati da un Bed&Breakfast – ha raccontato Filippo, giovane che con la sua famiglia vive in una delle villette evacuate – convenzionato per un periodo limitatissimo, dopodiché siamo riusciti, grazie all’interessamento personale del vicesindaco (Ernesto Bianco, ndr), a trovare un’altra soluzione, ma anche questa a tempo determinato, perché a fine mese dovremo rifare i bagagli».

Più fortunati, se così si può dire, coloro che hanno trovato riparo a casa dei genitori o dai parenti, anche se lo sgravio dell’ansia legata al momento contingente, non li alleggerisce dal peso di una situazione che già proietta ombre sul futuro, con cataste di mobilio e rifiuti ammassati nei giardini, a non lasciare molto spazio all’ottimismo. Le tempistiche d’intervento, sollecite nell’approcciare l’emergenza, non stanno rivelandosi altrettanto veloci per ciò che riguarda gli aiuti sul fronte economico e logistico, con il comune di Fuscaldo che al momento ha fatto il possibile, mentre dalla Regione non sono giunte notizie di alcun segno. «Abbiamo fatto tutte le richieste del caso, che ci sono state suggerite, ma ancora nulla». È amaro lo sfogo di Filippo, cui non bastano le rassicurazioni parziali giunte sinora, «in Emilia Romagna i fondi sono arrivati senza tergiversare, qui invece siamo stati lasciati soli».