Due persone in carcere, una ai domiciliari e un minorenne in comunità ministeriale. È questo l’esito dell’operazione condotta a Lamezia Terme dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Lamezia Terme, supportato da militari delle Stazioni dipendenti, personale della Compagnia Intervento Operativo del 14° Battaglione “Calabria” e unità cinofile del Nucleo Carabinieri di Vibo Valentia. L'intervento ha portato all'esecuzione di quattro ordinanze cautelari emesse dai giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Lamezia Terme e del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica lametina e della Procura per i minorenni catanzarese.

Gli indagati sono ritenuti responsabili di una serie di reati, tra cui furti aggravati di veicoli, estorsioni praticate mediante la tecnica del "cavallo di ritorno" e ricettazione.

L'indagine, denominata "Redemptio" (riscatto in latino), ha messo in luce attività criminali reiterate perpetrate da alcuni membri della comunità rom. Grazie a un’approfondita attività investigativa, è stato possibile documentare furti di autovetture, furgoni e scooter, ricettazioni ed estorsioni.

I carabinieri hanno ricostruito i modus operandi degli indagati, che operavano sotto un piano ben delineato: dopo il furto di un veicolo, risalivano all’identità della vittima attraverso documenti di circolazione e chiedevano un riscatto in denaro, minacciando di distruggere o smontare il mezzo in caso di mancato pagamento. Tra aprile e luglio 2024, sono stati raccolti elementi probatori che hanno evidenziato numerosi furti e richieste estorsive, alcune delle quali non hanno portato a pagamenti da parte delle vittime grazie alle tempestive denunce.

Le indagini sono state avviate dopo il furto di un'autovettura avvenuto il 20 aprile 2024 nei pressi del Palazzo di Giustizia di Lamezia Terme, quando la vittima ha ricevuto una richiesta di riscatto. Già dopo poco, gli inquirenti sono riusciti a identificare gli autori del reato e a recuperare il veicolo rubato, portando alla luce una rete di crimine che operava con un chiaro schema operativo.

Di particolare preoccupazione è il coinvolgimento di un minorenne nelle attività criminali. Questo aspetto sottolinea l'urgenza di interventi efficaci e tempestivi per stimolare un reinserimento sociale in contesti di marginalità e povertà educativa.