VIDEO | Intanto a San Gregorio di Ippona, il paese da dove erano partiti i Mirabello, la speranza si smorza dopo gli esami del dna. Il sangue rinvenuto appartiene ai due fratelli spariti nel nulla
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Ore di angoscia a San Gregorio di Ippona, centro del Vibonese. Nei giorni scorsi avevamo ripercorso lo strazio di uno zio dei fratelli Davide e Massimiliano Mirabello - vittime di un sospetto caso di lupara bianca in Sardegna - e scoprendo, nel municipio, che uno dei due risulta ancora residente qui.
Siamo ritornati ad una settimana da quel maledetto pomeriggio di una scomparsa che getta nello sconforto la famiglia dei due emigranti, trovando in uno stato d’abbandono la casa della residenza anagrafica di Davide nel vico Marconi e incontrando un cugino che commenta la notizia del giorno – ovvero che è compatibile con il Dna dei due fratelli il sangue trovato nel luogo della scomparsa – come di una conferma, di un presagio funesto che macchia il giorno di festa.
Al telefono, Eleonora Mirabello – che con le sorelle Adelaide e Caterina rimane in Sardegna a seguire le ricerche – si lamenta per le false notizie dei giorni scorsi, si appella ai media per aiutare la famiglia contro quelli che definisce “sciacalli”.
LEGGI ANCHE: Fratelli calabresi scomparsi, lo zio: «Due bravi ragazzi, non abbiamo parole»
Sentimenti di un dramma che anneriscono il tran tran di un paese dove, per una volta, ci si precipita a dichiararsi solidali con le vittime, e la speranza è un filo sottile spezzato e riannodato di continuo. Sardegna e Calabria, accomunate anche da un passato fatto di faide e della violenza dell’anonima sequestri, si trovano oggi immerse in una storia di emigrazione finita in tragedia, forse a causa di un arcaico dissidio per un maledetto pezzo di orto: quello che qualcuno, qui, chiama “malu destinu”.