Le ricerche nel fiume si interrompono. I carabinieri subacquei hanno setacciato l’intero corso del Marepotamo fino alle chiuse e anche oltre, nel Mesima. Del corpo di Francesco Vangeli, il 26enne scomparso nella notte tra il 9 e il 10 ottobre, non c’è traccia. Se il giovane lì è stato gettato, dopo essere stato ucciso, le sue spoglie potrebbero essere state seppellite dal limo o dai detriti trascinati dalle piene di un mese segnato da fortissime ondate di maltempo.

 

Due, al momento, gli indagati nell’inchiesta del pm antimafia di Catanzaro Annamaria Frustaci. Due fratelli strettamente imparentati con esponenti apicali del clan mafioso egemone a San Giovanni di Mileto, pluripregiudicati e già coinvolti in un’appendice di un’importante inchiesta antidroga. Il più giovane dei due si sarebbe invaghito della fidanzata di Francesco Vangeli, anzi con la stessa avrebbe anche avuto una breve relazione in una fase di crisi del rapporto tra il giovane di Scaliti di Filandari scomparso e la stessa ragazza.

 

La sera del 9 ottobre, intorno alle 22, Francesco uscì di casa. Gli inquirenti, al mattino successivo, attivando le ricerche e ritrovando l’auto del 26enne in una pinetina di Dinami, appresero che si era recato proprio a San Giovanni di Mileto. I due fratelli sarebbero stati gli ultimi a vederlo in vita. Dopo qualche bicchiere di grappa. Secondo la principale ipotesi investigativa, l’omicidio si sarebbe consumato tra l’abitazione dei due e l’area del Marepotamo, dove sarebbe stato gettato il cadavere. Poi l’auto è stata bruciata per cancellare ogni traccia. Un caso di lupara bianca consumato con modalità mafiose e per uno scopo mafioso: a certe latitudini se la mafia sostiene che qualcosa le appartiene, le appartiene. Anche le donne.

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