La Prefettura di Reggio Calabra in 9 pagine motiva l’azzeramento della gestione dell’ente. Il premio congelato dal 2017 e il ruolo di don Pino Strangio tra i passaggi che hanno portato alla bocciatura
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
L’ex presidente della Corte d’appello Luciano Gerardis è il commissario straordinario della Fondazione Corrado Alvaro di San Luca. Il cda dell’ente che ricorda la memoria dello scrittore è stato sciolto dalla Prefettura nei giorni scorsi dopo un’istruttoria durata 40 giorni (il procedimento è stato avviato l’11 febbraio scorso) per ragioni che mettono insieme le presunte scarse attività messe in campo, i conti in costante peggioramento e le parentele scomode di alcuni amministratori.
Fondazione Alvaro: niente premio dal 2017 e attività «occasionali»
Lo stallo nelle attività, per la Prefettura, riguarda in particolare gli ultimi 5 anni. Le nove pagine del provvedimento replicano alla memoria con cui l’ente ha cercato di salvarsi dallo scioglimento: «Si afferma - si legge nella relazione - che nel periodo 2022-2024 sarebbero state svolte 40 iniziative ma nulla viene documentato. L’ente non è riuscito ad avviare iniziative progettuali di rilievo, limitandosi a circoscritte e occasionali attività». Gli anni tra il 2019 e il 2022, poi, «sono stati caratterizzati da una sostanziale totale assenza di attività concretamente volte al perseguimento degli scopi della Fondazione». L’aumento delle attività nel 2023 e nel 2024 non basta perché si sarebbe limitato «a occasionali aperture della casa natale di Corrado Alvaro a scolaresche e associazioni e a generiche, imprecise e non documentate partecipazioni e collaborazioni a convegni, incontri e presentazioni di libri, eventi un cui non si comprende quale sia stato il ruolo svolto dalla Fondazione».
Altro capitolo: l’ente ha il merito di aver pubblicato ben 35 volumi «ma le opere sono quasi tutte riferibili a un periodo precedente il 2019; di tale elenco solamente due volumi sarebbero stati pubblicati negli ultimi otto anni, ma senza che alcuna iniziativa sia stata in grado di produrre un’entrata a favore della Fondazione».
La Prefettura quasi polemizza con Aldo Maria Morace, professore e legale rappresentante della Fondazione: «Il prof Morace riferisce: “Il sottoscritto presidente, concordemente ritenuto il massimo studioso di Alvaro, ha pubblicato sull’autore 16 saggi e 12 volumi”». La risposta: «Non si comprende come un’attività che appare riferibile esclusivamente all’opera del suo autore, in quanto letterato, debba essere considerata un’iniziativa della Fondazione volta al perseguimento del suo scopo».
Altro tasto dolente: il premio Alvaro non si svolge dal lontano 2017. Per la fondazione dipende dalle ristrettezze economiche, fatto che contraddice, sempre secondo la Prefettura, «le affermazioni sull’adeguatezza del patrimonio». In conclusione, dal 2019 a oggi, la Fondazione non avrebbe fatto granché né per creare un centro studi e di documentazione né per promuovere iniziative culturali, premi letterario-giornalistici o diffondere gli studi della letterature calabrese e alvariana.
I 5 bilanci in perdita e la gestione «paralizzata»
I numeri dei bilanci non sono più incoraggianti dell’esame delle attività: i cinque anni esaminati sono tutti in perdita. La più elevata è di 9900 euro nel 2020, la più bassa di 1900 euro nel 2021. Il patrimonio «è in continua riduzione» e si intravede, «anche se non nel breve periodo, un indice di probabilità di default». Davanti a questo rischio, però, la gestione finanziaria dell’ente «appare sostanzialmente paralizzata e priva di prospettive». Né, d’altra parte, gli enti pubblici territoriali potrebbero colmare “a regime” le perdite.
Fondazione Alvaro, le parentele con la ’ndrangheta
Una delle questioni chiave è il ruolo, all’interno della Fondazione, di un’associazione che avrebbe avuto «un peso preponderante nelle decisioni del collegio». Questa associazione, come ente promotore, esprime tre membri del cda in carica. E per tutti la Prefettura segnala parentele scomode. Il primo è il fratello di un condannato in via definitiva per associazione mafiosa, il secondo legato «per vincoli di affinità» alla famiglia Pelle “Gambazza”, il terzo ha sostituito il fratello di don Pino Strangio, già vicepresidente della Fondazione Corrado Alvaro e condannato in primo grado per concorso esterno in associazione di tipo mafioso nel processo Gotha. Strangio, che è in attesa di appello, è considerato dal Tribunale di Reggio Calabria «paciere nei contrasti» tra famiglie e vicino agli Strangio “Fracascia”.
È uno schema già visto in molti scioglimenti dei consigli comunali: le parentele incidono nelle valutazioni delle Prefetture così come le condanne non definitive quale è quella di don Pino Strangio.
Davanti all’eccezione della Fondazione, infatti, la Prefettura risponde che «una condanna penale, seppur non definitiva, è indubbiamente un indice sintomatico dell’appartenenza a un contesto di criminalità mafiosa». Strangio – che ha sempre avuto un ruolo di primo piano nell’ente, fin dalla sua fondazione – si è dimesso dopo la condanna ma «sussiste il rischio che le dimissioni siano state solamente un atto formale di opportunità».
Il nocciolo della questione è, per la Prefettura, che «il cda è condizionato in maniera determinante dalla presenza di consiglieri sui cui requisiti di onorabilità e indipendenza non è possibile fare affidamento». La gestione della Fondazione passa ora al commissario straordinario Gerardis e al sub commissario Zaccaria Sica, viceprefetto aggiunto. A loro viene chiesto di rimettere in piedi l’ente sul piano finanziario, di ricostituire il Comitato scientifico e riavviare il premio letterario Corrado Alvaro. Tutto tutelando «l’ente da ingerenze illecite».