«Anche lui si chiama Filippo, per il legame che avevo con mio fratello e poi perché quando chiamo mio figlio è come se chiamassi lui. Un giorno dovrà essere orgoglioso di suo zio». Le lacrime rigano il suo viso, la voce è rotta dall’emozione e da un dolore che da sette anni è immutato: a parlare ai nostri microfoni tenendo in braccio il suo piccolo Filippo è Maria Teresa Ceravolo.

Maria Teresa è la mamma di Filippo ed è la sorella di Filippo Ceravolo, assassinato per errore dai sicari del clan Loielo: dovevano uccidere Domenico Tassone, considerato contiguo al clan rivale degli Emanuele, ma la sera del 25 ottobre 2012, i colpi di fucile raggiunsero Filippo, che a Tassone aveva solo chiesto un passaggio per raggiungere la casa della fidanzata. Maria Teresa ci racconta che gli occhi del suo bimbo sono uguali a quelli dello zio, assurta a simbolo delle vittime innocenti della mafia in un territorio, la provincia di Vibo Valentia, che tanto, troppo sangue ha visto scorrere. 

Anna, invece, è la mamma di Filippo Ceravolo. Ricorda quella sera che le cambiò la vita. Ricorda la morte di quel figlio, un dolore troppo grande, che solo l'amore per quello stesso figlio che oggi non c'è più, ma che continua a vivere nel suo cuore, le consentì di superare: «Ho passato momenti tremendi, ho chiesto a Filippo di aiutarmi e lui mi ha aiutato».

Oggi Anna, Teresa e Martino, marito e padre, assieme agli altri loro cari attendono da sette lunghi anni che sia fatta giustizia. Giustizia per Filippo, simbolo delle vittime innocenti della mafia. Simbolo delle vittime assassinate senza un perché, vittime senza colpevoli.