Una linea vetusta realizzata dalla società Vittorio Emanuele, i lavori mai conclusi e le responsabilità della politica. Così un milione di cittadini jonici sono stati tagliati fuori dall’alta velocità (quella vera) a beneficio esclusivo del Tirreno
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L’incidente di Thurio, verificatosi una settimana fa è solo l’ultimo di una lunga e triste “mattanza” avvenuta sulla linea ferroviaria jonica. Ma per comprendere meglio quale sia il contesto ferroviario, v’è da sottolineare che il tracciato è quello realizzato dalla “Società Vittorio Emanuele” tra il 1866 ed il 1875 e tale, fondamentalmente rimane: unico binario, diversamente dalla linea tirrenica, in parte rinnovato tra il 2017 e il 2019 con il cambio delle traverse e l’ammodernamento di alcune stazioni tra Sibari e Crotone, su tutte la ristrutturazione delle stazioni di Rossano e Corigliano, adeguate al passaggio – quando e se sarà – delle Frecce.
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Lavori e ritardi
Il 30 agosto 2018 proprio dalla stazione di Corigliano iniziano i lavori – teorici – di elettrificazione da Sibari fino a Melito Porto Salvo, con la previsione di concluderli nel 2023. Il resto è storia nota, coi lavori di elettrificazione fermi da quattro anni per cause varie, tra cui i problemi con le Soprintendenze ai beni culturali delle province di Cosenza, Crotone e Catanzaro, soprattutto nel tratto Sibari-Thurio, perché, ad esempio, i tralicci dell’elettrificazione “deturpano” il paesaggio archeologico.
E siamo ai giorni nostri. Dopo un letargo lungo quattro anni, Rfi nelle settimane scorse pubblica il bando di gara per la conclusione dell’elettrificazione anche della tratta Sibari-Crotone, che scadrà il 14 dicembre.
Eppure i lavori di ammodernamento avviati nel 2017 avrebbero dovuto ridurre i tempi di percorrenza, aumentando la velocità dei convogli grazie al ricambio delle traverse dei binari, e soprattutto rendere la linea più sicura con l’eliminazione dei passaggi a livello, moltissimi dei quali tutt’ora in funzione, come appunto, quello di Thurio dove si è consumato l’ultimo, tragico, disastro ferroviario, costato la vita a Maria Pansini e Hannaoui Said.
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Linea ferroviaria insanguinata
Quello di Corigliano Rossano non è – tristemente – il solo incidente ferroviario verificatosi sulla linea jonica. È, purtroppo, uno dei tanti. Negli ultimi decenni se ne ricordano diversi, a partire dal 16 novembre 1989. Alle 13,20 un treno locale proveniente da Cariati si scontra, nei pressi di Crotone, con un altro convoglio in arrivo da Catanzaro. L’urto è violentissimo perché i due treni viaggiano a circa 100 chilometri orari e così l’incidente causa la morte di 12 persone, oltre a 34 feriti.
Due anni dopo, alle 17 del 18 luglio 1991, nelle vicinanze della stazione di Amendolara – nell’alta Sibartitide – l’Intercity Bari-Villa San Giovanni deraglia. Il bilancio è di un decesso e 22 feriti.
Undici anni più tardi, sempre a causa di un “passaggio a livello” in contrada Toscano, sempre a Rossano, perdono la vita sei braccianti agricoli. Alle 17,15 del 24 novembre 2012 una Multipla con a bordo tre donne e tre uomini di nazionalità rumena, viene travolta dal regionale 3753 partito da Sibari e diretto a Reggio Calabria. Lo scontro avviene in un punto dove c'è un attraversamento a raso gestito in affidamento, dotato di cancello ad apertura manuale.
La sera del 3 agosto 2020 a Roccella Jonica, ancora, il 24enne Ludovico Lombardo muore investito da un treno in transito mentre tenta di attraversare i binari.
L'ultimo incidente
Quanto accaduto poco prima delle 19 il 28 novembre 2023 e storia recente. Ventidue vittime in poco più di trent’anni sono davvero troppe. E tutte “sacrificate” su una linea ferroviaria obsoleta, ricolma di passaggi a livello che già da tempo dovrebbero essere già soppressi e che tra l’altro lede i diritti alla mobilità del milione di calabresi che vivono a ridosso della costa jonica, su cui viaggiano due soli treni a lunga percorrenza (Intercity).
Se e quando sarà conclusa l’elettrificazione, anche gli “jonici” potranno sognare una mobilità degno di un Paese civile, ammesso che Regione e Trenitalia attivino le corse.
Nel frattempo, però, la Sibaritide con la rivisitazione della tratta Praia-Tarsia in Praia-Paola, sarà tagliata fuori per sempre dall’alta velocita, quella vera, mentre la politica, silente e compiacente, come sempre mette la testa sotto la sabbia come gli struzzi.