Cesare Pasqua, ex direttore del reparto medicina del lavoro dell’Asp di Vibo Valentia e presidente del “Comitato consultivo zonale dei medici specialisti ambulatoriali”, è finito agli arresti domiciliari su richiesta della Dda di Catanzaro coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri. La sua è una vicenda in parte nota, in quanto parte degli atti erano già presenti nella prima ordinanza dell'operazione "Maestrale-Carthago". Oggi il gip distrettuale di Catanzaro, Filippo Aragona, che saluta la Calabria dopo aver terminato il periodo extra-distrettuale concessogli nel mese di febbraio scorso dal Csm, per prendere servizio presso il tribunale di Firenze, lo ha sottoposto a misura cautelare per fatti riferiti anche alle elezioni regionali del 2020.

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In premessa il giudice che ha firmato il provvedimento cautelare evidenzia come la questione sia alquanto complessa dal punto di vista delittuoso, ruotando il tutto «attorno alle figure di Cesare Pasqua, Domenico Colloca, Gregorio Coscarella e Clemente Mazzeo». Per i magistrati della Dda di Catanzaro i tre avrebbero chiesto favori al dirigente pubblico Pasqua, il quale avrebbe «svenduto» la propria carica per ottenere vantaggi personali, quale l'elezione del figlio Vincenzo alle regionali del 2020, «per avvantaggiare - si legge nelle carte - le cosche mafiose alle quali Pasqua era molto legato (soprattutto i Fiarè e i Mancuso)». Sia per i magistrati di Catanzaro che per il gip distrettuale le condotte di Cesare Pasqua «sono state poste in essere grazie alla cooperazione di due membri della 'ndrangheta ossia Coscarella e Colloca e grazie al contributo di Clemente Mazzeo».

Vantaggi elettorali per il figlio candidato alla Regione Calabria 

Gli inquirenti sostengono che «la promessa di appoggio elettorale per il figlio di Pasqua» sarebbe stata «contraccambiata» da quest'ultimo «con l'asservimento del suo ufficio ai desiderata di Colloca e Coscarella», i quali avrebbero agito «nell'interesse delle rispettive cosche di appartenenza». Per l'ufficio antimafia di Catanzaro infatti Cesare Pasqua avrebbe assicurato «l'espansione imprenditoriale della società Arte del Catering, il cui dominus occulto era Colloca, consentendole di inserirsi nel settore della gestione delle mense ospedaliere che precedentemente era gestito dalla società Dussmann e assicurandole l'immunità da controlli e ispezioni».

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Chiudere i punti vendita della Dussmann

I pm di Catanzaro, a tal proposito, evidenziano come i presunti vantaggi offerti da Pasqua alla 'ndrangheta sarebbero stati quelli di consentire «la progressiva chiusura dei punti di cottura della Dussmann (Tropea e Vibo Valentia il 3 gennaio 2017 e il 26 febbraio 2016 e Serra San Bruno il 17 luglio 2018) affinché questa società si vedesse costretta a proseguire l'attività oggetto dell'appalto non più direttamente ma tramite la società di Colloca, ricorrendo allo strumento contrattuale del subappalto che però era vietato dal capitolato». Pasqua aveva il potere di fare questo visto che la società di Colloca era interessata ai servizi di ristorazione negli ospedali attivi nel territorio su cui era competente l'Asp di Vibo Valentia.

L'intercettazione in cui si parlava di Pasqua

A Cesare Pasqua la Dda di Catanzaro contesta il reato di concorso esterno in associazione mafiosa che il gip Aragona ha integralmente riconosciuto. Ad inguaiare l'ex direttore del reparto medicina del lavoro dell’Asp di Vibo Valentia, sono anche i collaboratori di giustizia Bartolomeo Arena ed Emanuele Mancuso. Ma ancora più pregnante, secondo il gip Aragona, è l'intercettazione captata nel 2018 tra Michelangelo Miceli (direttore sanitario dell'Asp di Vibo Valentia), Michelangelo Mirabello (consigliere regionale e presidente della commissione sanità) e Brunello Censore (ex deputato del Pd), i quali parlarono del problema dello scioglimento dell'Asp di Vibo che, dal loro punto di vista, sarebbe stato causato dalla presenza di Pasqua e dai suoi collegamenti con la criminalità organizzata: «Massara e Pasqua sono stati i soggetti che hanno fatto sciogliere l'Asp. La faranno sciogliere un'altra volta.. no no... all'indomani... all'indomani di quando sono arrivati i commissari antimafia i primi che hanno cacciato sono stati Pasqua e Massara».

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Pasqua inguaiato anche dai pentiti

Tornando ai pentiti, Arena indicò la funzione svolta da Pasqua nell'Asp di Vibo Valentia, ritenendo che lo stesso fosse «molto legato a Pantaleone Mancuso "Vetrinetta" e sono a conoscenza del fatto che era supportato da tutti i Mancuso in occasione delle consultazioni elettorali in cui si è candidato. Anche per il figlio, che io sappia, in più circostanze è stato notato con persone legate ai Mancuso ed in particolar modo con il figlio di "Vetrinetta", Giuseppe». Le fonti di Arena sarebbero stati lo zio Domenico Camillò ed Enzo Barba.

Dello stesso parere anche Emanuele Mancuso: «Anche i componenti della famiglia Pasqua di Vibo Valentia sono legati alla famiglia Mancuso. Sono vari fratelli, conosco uno che lavora nel ramo dell'imprenditoria vibonese, altri fratelli che sono dottori, nel senso che fanno parte della casta vibonese. Non so riferire bene ma sono certamente a conoscenza che questi Pasqua, che sono originari di Badia di Nicotera e Limbadi, sono in ottimi rapporti con mio zio Luigi Mancuso ed altri miei familiari».

Cosa scrive il gip su Cesare Pasqua

«Vista l'influenza di Pasqua sulle dinamiche dell'Asp di Vibo Valentia» e vista «la sua capacità di intervenire per agevolare soggetti legati a clan mafiosi e vista la sua stretta relazione con i Mancuso, i Fiarè e con Colloca», scrive il gip Aragona, «deve ritenersi che egli, pur in assenza della affectio societatis che contraddistingue il partecipe ad una associazione mafiosa, abbia sistematicamente messo a disposizione la sua funzione pubblica per determinare il rafforzamento di quelle cosche, quantomeno in termini di maggiore prestigio rispetto alle cosche rivali, derivante dal fatto di far vedere quanto potere esse avevano sul territorio e sulla pubblica amministrazione, con conseguente vantaggio sul piano dell'appeal che tali clan esercitavano su coloro che intendevano aderire ai loro programmi criminosi e sul piano della forza intimidatrice su coloro che invece subivano la loro presenza. Il contraccambio - conclude il gip Aragona - che Pasqua intendeva ottenere era quello consistente nel far confluire voti a favore del figlio che si era candidato per le elezioni regionali» del 2020, poi stravinte dalla coalizione di centrodestra.