La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del procuratore generale avverso la pronuncia di assoluzione emessa della Corte di Appello di Catanzaro nei confronti di Eugenio e Sebastiano Sgromo, difesi dagli avvocati Francesco Gambardella e Massimiliano Carnovale.

La pronuncia di inammissibilità della suprema Corte rappresenta l’epilogo della travagliata vicenda giudiziaria che ha visto protagonisti i due fratelli condannati in primo grado, in sede di rito abbreviato, il primo per i reati di favoreggiamento e di falsa testimonianza aggravati dalle modalità mafiose ed il secondo per il reato di favoreggiamento aggravato dalle modalità mafiose per avere agevolato una cosca di ‘ndrangheta.

In particolare, ai due fratelli Sgromo venivano contestate dichiarazioni reticenti ed omissive rispetto ad una tentata estorsione ordita da una organizzazione criminale proprio ai loro danni. La Corte di Appello di Catanzaro con sentenza del 2023, in accoglimento della impugnazione ed in riforma della pronuncia di primo grado, li ha assolti non avendo ricevuto alcuna richiesta estorsiva che risultava essere, al contrario, pianificata in seno alla consorteria mafiosa ma mai portata a conoscenza delle potenziali persone offese. Al centro dell'inchiesta ci sono i lavori di abbattimento del cavalcavia di via del Progresso di Lamezia Terme svolti dalle imprese edili riconducibili ai fratelli Sgromo e una tentata estorsione a danno degli stessi operatori economici.

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Avverso la pronuncia assolutoria ha proposto ricorso la Procura Generale presso la Corte di Appello di Catanzaro. All’esito della discussione in pubblica udienza il Procuratore Generale chiedeva l’annullamento con rinvio, gli avvocati difensori insistevano per la inammissibilità ed il rigetto del ricorso. La Suprema Corte si pronunciava nei termini della inammissibilità del ricorso della Procura Generale.