Le carte dell’inchiesta al vaglio dell’Ufficio territoriale del governo di Catanzaro. L’onda lunga provocata da Farmabusiness, che ha condotto – tra gli altri – all’arresto dell’ormai ex presidente del consiglio regionale Domenico Tallini, potrebbe non esaurirsi all’ambito prettamente penale, ma potrebbe avere effetti, anche imprevedibili, sugli enti locali.

Del Comune di Catanzaro, ad esempio, il potente politico accusato oggi di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio, fino all’alba dello scorso 19 novembre, è stato azionista di maggioranza.

L’indagine istruita dalla Direzione distrettuale antimafia muove dal presunto contributo che lo stesso Tallini avrebbe dato al progetto imprenditoriale dei Grande Aracri di Cutro – ovvero la nascita del Consorzio Farma Italia ed il radicamento delle parafarmacie a marchio Farmaeko – ricevendo in cambio, questo è il teorema dell’accusa rigettato dall’indagato nell’interrogatorio di garanzia (nella foto il suo arrivo al Palazzo di giustizia Ferlaino), una messe di voti nel Crotonese alle regionali. 

 

D’altro canto – nel corso delle investigazioni – sono emerse situazioni nebulose che investono anche altri ambiti politici. Non è un caso che l’ultima informativa agli atti, redatta dal Ros, e depositata appena lo scorso 10 luglio, riguardi il periodo che abbraccia le comunali del giugno 2017, le quali riportarono Sergio Abramo alla guida della città, passando per le politiche del 2018, che videro Tallini candidato ma non eletto, per finire alle regionali del 2020, che condussero l’influente dirigente di Forza Italia alla presidenza della Regione.

Anche in queste tornate si sarebbe mosso con disinvoltura Domenico Scozzafava, l’ambizioso grande elettore di Tallini, che nel Crotonese teneva i contatti con i Grande Aracri e a Catanzaro aveva come suo riferimento, nel mondo della malavita, il presunto boss dei Gaglianesi Gennaro Mellea. Lo stesso Mellea, oltre che le giuste amicizie tra i gangli della pubblica amministrazione, sarebbe stato il dominus, di fatto – sempre secondo gli inquirenti – di attività economiche nei confronti delle quali alcuni burocrati avrebbero avuto un occhio, e forse pure due, di riguardo. Circostanze, queste, peraltro già emerse nell’indagine Kyterion, che interessò lo stesso presunto capo dei  Gaglianesi per i suoi rapporti con il clan Grande Aracri, e oggi oggetto di ulteriori approfondimento.

 

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