L'inchiesta Re nudo ha portato alla luce un diffuso giro di corruzione nella sanità altotirrenica. Gli investigatori parlano di «istigazione attiva» da parte dei privati cittadini: erano loro a generare il reato «mettendo nelle condizioni il pubblico ufficiale di commettere il falso» (ASCOLTA L'AUDIO)
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L'inchiesta giudiziaria "Re Nudo" ha portato alla luce una volta di più il diffuso sistema criminale che dilaga nella sanità cosentina. Nelle mille e più pagine in cui gli inquienti ricostruiscono la scandalosa vicenda dell'aerea tirrenica il quadro appare decisimente inquietante. Brogli e falsificazioni non sono sembrano essere eccezioni, ma prassi consolidate, all'ordine del giorno, nell'ambito di un sistema di malaffare che diventa trasversale, comincia dagli uffici Asp della sede di Diamante e si estende ovunque. Nel marasma di informazioni e annotazioni, c'è un passaggio che, più di altri, induce a riflettere. Accade quando gli investigatori paolani, che hanno coordinato le indagini, sottolineano il ruolo dei privati, cioè di coloro che hanno beneficiato delle azioni del medico legale Mario Russo, principale indagato dell'inchiesta, persone estreanee al reato in sé, quindi neppure indagate, ma certamente complici del sistema criminale.
Il ruolo dei beneficiari
L'inchiesta in larga parte si basa sulla falsificazione di atti che avrebbero consentito a un fitto numero di persone di ottenere pensioni e benefici non dovuti grazie agli artefizi della commissione di Invalidità che si riunisce nelle sedi Asp di Diamante, presieduta da Mario Russo. È lì, secondo il quadro accusatorio, che l'ex sindaco di Scalea costruisce il suo consenso, che dà vita a circolo clientelare fatto di favori e piaceri. Ma gli investigatori fanno anche notare come il presunto sistema criminale sia alimentato costantemente dagli stessi beneficiari, che, parola dopo parola, appaiono lo specchio della disastrosa situazione.
È il privato cittadino che chiede raccomandazioni
Il quadro descritto dagli investigatori è agghiacciante. L'inchiesta non mette e nudo solo il "re" Mario Russo e la sua fame di consenso politico, ma disvela anche la consuetudine dei privati cittadini di chiedere favori e raccomandazioni senza remore, collaborando di fatto nella costruzione del reato. Riportiamo testualmente quanto scrive la procura: «In generale, il privato cittadino che presenta la domanda (d'invalidità, ndr) coopera con il pubblico ufficiale autore della falsità, nel senso che partecipa attivamente e in modo propulsivo al procedimento amministrativo illegittimo (anzi, illegale). Tale procedimento, non esisterebbe se non fosse compulsato e perfezionato dal diretto interessato. In altre parole, il privato genera il fatto-reato, determina e mette nelle condizioni il pubblico ufficiale di commettere il falso. A tale condotta si vanno poi ad aggiungere forme di concorso morale di variabile intensità. In particolare, la cooperazione, può manifestasi in una più intensa condotta di istigazione attiva, concreta e fattiva (ossia la raccomandazione), nei casi in cui si registra una richiesta diretta di illecito al medico legale Russo da parte del diretto interessato o (molto spesso) da un suo parente, che mette in moto il meccanismo della consumazione del reato».
Beneficiari consapevoli di non avere diritto alla pensione
Non tutti i pazienti che chiedono e usufruiscono della raccomandazione hanno un accordo a monte con il medico legale, ma ciò non esclude affatto la complicità negli illeciti. In questi casi, scrivono gli inquirenti, la condotta tipica del privato «consiste, sotto il profilo strettamente materiale nel fornire a Russo tutti i documenti di identità, i certificati medici redatti dal medico curante o dallo specialista e quant'altro occorrente al pubblico ufficiale per chiudere la pratica senza sottoporre a visita l'istante; in seconda battuta», scrive ancora la procura, consiste «nell'ignorare la convocazione a visita medica generata dal sistema automatico Inps-Asp o omettere di presentarsi alla seduta della Commissione per l'invalidità civile e handicap d'accordo con i pfunzionari pubblici; e infine, dopo qualche tempo», si legge ancora, consiste «nell'avviare gli adempimenti necessari a ottenere la liquidazione del trattamento assistenziale riconosciuto dall'ente, nella piena consapevolezza di di non avere diritto a tale provvidenza».
Cittadini "istigatori"
In altre parole i privati cittadini, beneficiari dei favori di Mario Russo e dei complici, cooperano materialmente nella commisione del reato di falsità ideologica mediante «una condotta attiva e una condotta omissiva: ossia, sotto il primo profilo, invocando la raccomandazione e fornendo al pubblico ufficiale la documentazione necessaria a consentire di attestare falsamente la presenza alla seduta e alla visita medica, di accertamento e a confezionare il falso riconoscimento di invalidità/handicap; sotto il secondo profilo profilo, omettendo volontariamente di presentarsi alla seduta della commissione medica, ignorandone l'invito». Pertanto, si sottoliena nel documento, «evidente che senza tale comportamento cooperativo (e senza l'iniziale istigazione) da parte dei richiedenti il beneficio, l'azione di falsificazione non sarebbe materialmente possibile».
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