Una indagata si è ferita durante l’interrogatorio di garanzia. Si tratta di Fortunata Giada Modaffari, 31 anni, arrestata dalla guardia di Finanza nell'operazione Lucignolo e detenuta a Rebibbia.

L’indagata, difesa dall'avvocato Guido Contestabile, è stata sentita in videoconferenza. Secondo quanto appreso, la Modafferi avrebbe dapprima risposto ai magistrati di non avere alcuna responsabilità diretta in ordine all'ipotesi accusatoria e dopo essersi tolta la protezione dal viso, avrebbe utilizzato il ferretto della mascherina colpendosi ripetutamente alle braccia. 

È stata subito bloccata e poi soccorsa dal personale di servizio del carcere romano. Fortunata Giada Modafferi è accusata di associazione a delinquere, truffa e falso. Accuse che condivide con la madre Anna Maria Mangiola e alla sorella Maria Saveria Modaffari, anche loro detenute a Reggio Calabria.

Prima del tentativo di ferimento di Fortunata Giada Modaffari, la sorella Maria Saveria e la madre Anna Maria Mangiola non hanno concluso l’interrogatorio di garanzia per un impedimento fisico di Maria Saveria Madaffari, che risulterebbe ipovedente.

Oltre alle tre donne, nell’operazione sono indagate altre cinque persone, in atto agli arresti domiciliari. Attraverso un centro di formazione, l'Unimorfè, con sede a Bruzzano Zeffirio nel Reggino, non riconosciuto dal Miur e da altri Enti, dal 2017 a oggi, gli indagati avrebbero prodotto centinaia di falsi attestati per insegnanti di sostegno nelle scuole primarie e falsi titoli scolastici di ogni ordine e grado, con finti corsi a distanza.