NOMI-VIDEO | Coinvolto anche un addetto paramedico del Grande ospedale metropolitano della città. Scoperto anche un vero e proprio laboratorio di “produzione del falso”. Sequestrati oltre 50mila euro
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Orchestravano truffe assicurative, incassando ingenti rimborsi. Questo quanto emerso dall'operazione condotta dai militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di quattro persone (B.V. cl’ 64 di Reggio Calabria, C.F. cl’ 70 di Montebello Ionico, F.B. cl’ 66 di Reggio Calabria e G.N. cl’ 59 di Motta San Giovanni), accusati a vario titolo e in concorso tra loro dei reati di falsità in atti pubblici, accesso abusivo a sistemi informatici, violenza privata, costrizione alla commissione di reati, fraudolento danneggiamento di beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona.
Tra le persone destinatarie della misura cautelare, dei quali uno già noto agli inquirenti poiché coinvolto nell’ambito dell’operazione “Game Over”, figurano il dirigente medico, Bruno Falcomatà, e un infermiere, Nicola Gullì, entrambi dipendenti del Grande ospedale metropolitano “Bianchi-Melacrino-Morelli”. Ai domiciliari pure Francesco Cilione e Vincenzo Benedetto. Sono indagati a piede libero: Valentino Maria Eroe e Caterina Cangemi (avrebbero simulato un falso incidente stradale); Giuseppe D’Ascoli, medico in servizio presso il reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Reggio; Vincenzo Prastaro, medico legale di Cosenza; Paolo Cilione e Domenico Scevola, agenti della polizia municipale di Reggio Calabria (avrebbero attestato di essere intervenuti sul luogo di un sinistro attestando la presenza di un uomo, circostanza poi rivelatosi falsa).
Le indagini
L’esecuzione delle odierne misure cautelari personali e reali eseguite rappresentano l’epilogo di articolate e complesse investigazioni. In particolare, durante l’esecuzione di precedenti investigazioni e attività di perquisizione, i finanzieri reggini hanno rinvenuto un estratto conto di una carta Postepay Evolution nella disponibilità di una persona, la quale, nell’immediatezza dei fatti, tentava invano di distruggere il documento rinvenuto dai militari, insospettendo così gli stessi, che quindi decidevano di effettuare approfondimenti d’indagine ben mirati. Si accertava, così, come il soggetto in questione fosse stato indotto da due degli indagati a fornire propri documenti per l’accensione di una polizza assicurativa contro gli infortuni a suo nome. Nel corso delle indagini, veniva, altresì, accertata la produzione di una serie di documenti e certificazioni sanitarie false, utili per l’apertura del sinistro, con conseguente incardinamento di un iter che si concludeva con l’erogazione di oltre 54mila euro. Tale somma di denaro, tuttavia, pur essendo destinata al soggetto indotto ad agire, finiva, di fatto, nelle tasche degli artefici della truffa assicurativa.
Le false certificazioni mediche
Ulteriori approfondimenti investigativi consentivano di risalire anche ai medici e ai paramedici coinvolti, tutti impiegati presso il Grande ospedale metropolitano “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria. A carico degli stessi (F.B. cl’ ’66 e G.N. cl’ 59), in particolare, venivano accertati: la redazione di un falso verbale di accettazione di pronto soccorso; il rilascio di false certificazioni mediche relative a presunte visite di controllo; la predisposizione di una falsa perizia medico-legale; l’effettuazione di un accesso abusivo al sistema informatico dell’ospedale adibito alla gestione delle immagini radiologiche, in vista dell’inserimento a sistema di un falso referto, commesso mediante l’utilizzo delle credenziali di un ignaro collega della struttura sanitaria.
Durante le investigazioni, inoltre, a seguito di una denuncia/querela proposta da un cittadino ignaro, citato dinanzi al Giudice di Pace da parte di uno degli indagati per una richiesta di risarcimento danni non patrimoniali connessa a un presunto incidente stradale,si richiedeva lo svolgimento di altri accertamenti, a seguito dei quali emergevano profili di responsabilità penali nei confronti di ulteriori quattro persone (compresi 2 vigili urbani in servizio al Comando di Polizia locale di Reggio Calabria), oltre che del medesimo dirigente sanitario e del dipendente paramedico già emersi nel corso dell’indagine.
Tale “seconda” truffa, in vista del successivo giudizio civile teso al risarcimento anche del presunto danno non patrimoniale, in particolare, aveva consentito agli indagati di riscuotere un primo rimborso assicurativo per falsi danni patrimoniali all’automezzo pari a 4.700 €.
Il laboratorio del falso
In ultimo, durante l’esecuzione dei provvedimenti cautelari, nell’abitazione di uno degli indagati, è stato scoperto un vero e proprio laboratorio di “produzione del falso”.
Venivano, infatti, rinvenuti e sottoposti a sequestro numerosissimi timbri falsi di diverse amministrazioni pubbliche (tra cui alcuni della Regione Calabria e del Gom) e di medici copiosa documentazione sanitaria, anche artatamente manomessa, CD relativi a referti ed esami sanitari strumentali; un fotocopiatore.