«Si sono comportati da pagliacci e da vigliacchi… se volate fare qualcosa, prima avvertite chi dovete avvertire… tutti quelli che erano là, non che mettete a tutti sotto i vostri piedi… ca i cristiani si ndi fricanu i vui. Quella volta glielo abbiamo detto “noi non vogliamo sapere niente”».

Da sinistra Ciccio Barbaro e Giuseppe Pelle

È il 27 febbraio del 2007, siamo nel carcere di Caserta. Nella sala colloqui del penitenziario siedono di fronte due dei pezzi più pesanti del crimine organizzato calabrese. Da una parte Francesco Barbaro, aka Cicciu u Castanu, mammasantissima della locale di Platì e in carcere con la sentenza di fine pena mai per l’omicidio del brigadiere Antonino Marino, ex comandante della stazione dei carabinieri del centro aspromontano, giustiziato durante la festa del Santo a Bovalino, il 9 settembre del 1990.

Dall’altra parte della vetrata siede invece Giuseppe Pelle, figlio del capobastone ‘Ntoni “gambazza” Pelle è genero del vecchio Barbaro per averne sposato la figlia. Solo poche parole, intercettate dagli investigatori; poche parole con cui Pelle aggiorna il suocero sulla faida di San Luca.

L'audio è stato fatto ascoltare nell'ultima puntata di Mammasantissima - Processo alla 'ndrangheta, andata in onda martedì 21 marzo su LaC Tv. 

Appena un paio di mesi prima infatti i killer dei Pelle-Vottari hanno portato a termine la strage di Natale in cui resta uccisa la giovane moglie di Giovanni Luca Nirta. Una strage, l’ennesima riconducibile alla faida che ha insanguinato San Luca per quasi un ventennio, a cui segue pochissimo dopo, l’omicidio di Bruno Pizzata, cognato dei Vottari.

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Una violenza di cui Pelle si lamenta, anche per via del fatto che tutto era riesploso senza che nessuno avesse prima avvertito i pezzi da 90 delle altre famiglie che si erano tenute fuori dalla mattanza. Una violenza a cui, come aveva fatto suo padre agli albori della guerra tra le due famiglie di San Luca, Pelle vorrebbe mettere fine a da cui, comunque, così come aveva fatto suo padre, si era tenuto alla larga. Al colloquio intercettato dalle forze dell’ordine assistono anche la moglie del boss in galera e sua figlia, moglie di Giuseppe Pelle.

Altre poche frasi con cui u Castanu si augura una revisione delle leggi vigenti: «Si non cadu u governu – dice Barbaro – dicono che devono fare queste leggi e usciamo tutti dal carcere». Barbaro uscirà dal carcere nel 2013, dopo avere scontato una condanna per sequestro di persona, e vi rientrerà nel 2015 per l’omicidio del sott’ufficiale dell’arma. Morirà da detenuto, a 91 anni, nell’ospedale di Parma, il primo novembre del 2018.