Le indagini si basavano sulle intercettazioni telefoniche di Simone Pepe, principale imputato. Il giovane si autoaccusava di alcuni omicidi compiuti, sostenendo che due dei morti ammazzati sarebbero stati dati in pasto ai maiali
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La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, presieduta dal giudice Silvia Capone, ha emesso la sentenza nei confronti dei 10 imputati nel processo “Erinni”. Una sentenza che riforma in maniera considerevole quella di primo grado della Corte d’assise di Palmi rigettando gran parte delle richiesta della Procura generale, rappresentata in aula dal sostituto procuratore generale Adriana Fimiani.
Le condanne e le assoluzioni
Al boss Rocco Mazzagatti sono stati comminati 19 anni e quattro mesi (20 anni e quattro mesi in primo grado), Simone Pepe 6 anni (15 anni), Leone Rustico 9 anni (10 anni), Pasquale Rustico 12 anni, Rocco Alessandro Ruffa assolto, Domenico Scarfone assolto (10 anni), Domenico Polimeni conferma a 16 anni, Giuseppe Ferraro conferma assoluzione, Valerio Pepe conferma assoluzione, Silvana Attenni conferma assoluzione.
Pepe: «Le vittime date in pasto ai maiali»
L’inchiesta “Erinni”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, si concentrata sullo faida tre le cosche di Oppido Mamertina, Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo da una parte e Ferraro-Raccosta dall’altra. Le indagini si basavano sulle intercettazioni telefoniche di Simone Pepe, principale imputato. Il giovane romano si autoaccusava di alcuni omicidi compiuti durante la faida sostenendo che due dei morti ammazzati sarebbero stati dati in pasto ai maiali. Sia in primo che in secondo grado, però, quelle dichiarazioni non sono state ritenute credibili.
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