«Deve aspettare un mese» questo si è sentita rispondere Francesca (il nome è di fantasia) dopo aver chiamato i numeri dell’Asp di Vibo Valentia per chiedere novità in merito al tampone naso/oro faringeo a cui si è sottoposta più di una settimana fa.

Si tratta dell’assurdo svolgimento di una storia ormai ordinaria per molti giovani calabresi che, con lo scoppio della pandemia, hanno visto naufragare il normale decorso della loro carriera lavorativa. Francesca, in particolare, originaria di Vibo, lavorava a tempo determinato per una società di consulenza di Roma che, in tempi di emergenza, ha dovuto avviare le procedure di cassa integrazione per i propri dipendenti, prolungando l’istituto fino a giugno.

Controlli alla Stazione di Vibo-Pizzo

La giovane, per ovviare alle spese momentaneamente ingestibili ha, così, approfittato delle direttive che permettevano ai residenti di tornare nella propria regione, per spostarsi in treno dalla Capitale. Il viaggio, affrontato sabato 9 maggio secondo le misure di sicurezza prestabilite, ha avuto come epilogo l’esecuzione del tampone alla stazione di arrivo: Vibo-Pizzo. Il personale sanitario infonde speranza: massimo una settimana e l’esito del test sarà comunicato e, in caso sia negativo, sarà possibile concludere in anticipo il periodo di isolamento precauzionale.

 

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Tutto nella norma quindi, se non fosse che, trascorsi ormai 10 giorni di quarantena in una seconda casa di proprietà della famiglia alle porte del capoluogo, nessun risultato è ancora arrivato. La giovane, dunque, cosciente dei possibili intoppi, decide di accertarsi personalmente dello stato della procedura, contattando telefonicamente l’azienda sanitaria. Seppur comprensiva nei confronti di un sistema sanitario già delicato, mai si sarebbe aspettata una risposta simile: «il tampone si trova nei laboratori di Napoli, per i risultati se ne parlerà tra un mesetto», si sente riferire dall’operatore dall’altra parte. La comunicazione lascia sbigottita Francesca e tutta la sua famiglia che, stando alla normativa dei precedenti Dpcm potrebbe ricongiungersi a partire dal 23 maggio, ossia appena dopo i 14 giorni di isolamento previsti. Ricongiungimento che avverrebbe, quindi, nella più totale incertezza.

I conti non tornano, pare, all’alba della Fase 2 e dei suoi allentamenti, in una Regione che ha visto ripercuotersi in nuovi contagi (seppur pochi) l’ondata di rientri. Subito sanificazioni dei locali, tavoli a distanza, mascherine e dpi di ogni forma e materiale. Per i tamponi, però, «se ne parlerà tra un mesetto».

 

Daniela Caridà