«Si tratta di scegliere tra l'eutanasia clandestina, che c'è già, e l'eutanasia legale fatta di regole e di responsabilità, per non dover subire una condizione di torture e di sofferenze insopportabili contro la propria volontà. La Politica non ha avuto in decenni il coraggio di decidere, lo facciamo noi attivando lo strumento di partecipazione democratica che i Padri e le Madri costituenti, con grande lungimiranza, hanno previsto nella Costituzione, ossia il referendum. Servono cinquecentomila firme che stiamo raccogliendo e che la cittadinanza può apporre ai tavoli appositamente allestiti anche in Calabria». L'attivista, rappresentante dell'associazione Luca Coscioni ed esponente dei Radicali, Marco Cappato, ha iniziato da Reggio il suo tour calabrese di promozione del referendum per introdurre nell'ordinamento giuridico italiano l'eutanasia.

Il quesito referendario

La campagna referendaria in corso propone l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale che disciplina l’omicidio del consenziente, nella parte in cui punisce chi cagioni la morte, nonostante la manifestazione di volontà espressa. La nuova norma che sarebbe introdotta se il referendum avesse luogo, fosse valido e formalizzasse la vittoria del sì, introdurrebbe nel nostro Paese il diritto all’aiuto medico alla morte volontaria, dunque legalizzerebbe l’eutanasia, non riducendo o inficiando in alcun modo le tutele e le garanzie per le persone vulnerabili, i minori di 18 anni, le persone che non siano in grado di intendere e volere, quelle il cui consenso sia stato estorto.

L'avvio del tour referendario in Calabria

La tappa reggina è stata scandita da due momenti. Prima di raggiungere il tratto di marciapiede del corso Garibaldi, in corrispondenza del Tapis Roulant, dove è stato allestito un tavolo per la raccolta delle firme, Marco Cappato è stato ricevuto dal sindaco Giuseppe Falcomatà a palazzo San Giorgio, sede dell'amministrazione comunale di Reggio Calabria. Un gesto annunciato nelle settimane scorse al momento di chiarire che alcuna autorizzazione di piazza e spazi pubblici per questa campagna referendaria sarebbe stata mai negata o ostacolata dall'amministrazione comunale reggina.

«Abbiamo istituito il registro delle Unioni Civili e quello del testamento biologico, prestando sempre la massima attenzione alle battaglie di civiltà che ancora ci sono da portare avanti per il pieno riconoscimento di diritti fondamentali. L'equivoco circa la negazione dell'autorizzazione ad occupare la piazza per la raccolta firme si è chiarito sul nascere e anche in questa occasione abbiamo ribadito che quella risposta non era la voce dell'Amministrazione», ha sottolineato il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che ha firmato la petizione referndaria.

Il caso

Circa dieci giorni fa, alla richiesta di occupazione dello spazio antistante alla chiesa di San Giorgio al Corso, lo sportello Unico delle Attività Produttive del Comune aveva risposto negativamente perché “Trattasi di argomenti antitetici ai dogmi religiosi”. Una motivazione, a ragione, ritenuta inappropriata e irricevibile dagli attivisti della Campagna referendaria e dallo stesso Marco Cappato che aveva postato con un tweet la risposta del Comune, annunciando che sarebbe venuto a Reggio con o senza autorizzazione. In realtà lo spazio antistante alla chiesa non è suolo pubblico di cui il Comune può autorizzare l'occupazione, perchè è di competenza della Chiesa.

La replica dell'assessora comunale alle Attività Produttive, Irene Calabrò, era stata, infatti, immediata e finalizzata a ricordare le autorizzazioni già accordate per le stesse finalità in altre date e in altre piazze di Reggio, e a prendere le distanze da quella risposta chiarendo che "la lettera firmata da due dipendenti dello Sportello Unico Attività Produttive del Comune di Reggio Calabria, in risposta alla richiesta del locale Comitato per il referendum e dell'associazione Luca Coscioni, risulta assolutamente impropria e non rappresenta in alcun modo la posizione ufficiale dell'Amministrazione comunale". Dunque l'incontro a palazzo San Giorgio ha suggellato il superamento di quell’equivoco e ha preceduto il momento pubblico e la raccolta firme che non sono avvenuti davanti alla Chiesa di San Giorgio al Corso ma accanto, sempre sul Corso Garibaldi, nel tratto di marciapiede dinnanzi al Tapis Roulant.

«Questa raccolta firme è anche l'occasione per rappresentare quella che è la posizione dell'Amministrazione comunale sull’impegno per la tutela e le garanzie delle libertà fondamentali», ha ribadito l'assessora Irene Calabrò, anche autenticatrice di questa campagna referendaria e che ha poi accompagnato Marco Cappato fino al tavolo di raccolta firme.

«Il diritto di scegliere fino alla fine»

«La vita è libertà. Non c'è una vera vita se non c'è libertà di scelta che significa anche responsabilità e anche libertà di sbagliare. Io penso che nessuno possa imporre ad altri delle scelte alla fine della vita. I malati, che in una determinata situazione possono decidere di farsi aiutati a morire, sono le stesse persone che hanno lottato a lungo per vivere nonostante una condizione di sofferenza o di disabilità gravissima. Non è, quindi, uno scontro tra la vita e la morte ma una battaglia per la qualità della vita fino alla fine della vita», ha sottolineato Marco Cappato, oggi impegnato a Soverato, Catanzaro, Cosenza e Lamezia.

Già 250 mila firme di cui 6mila in Calabria

«La gente sa di cosa stiamo parlando perché lo ha già vissuto in famiglia, nel proprio intimo e ha colto l'importanza di questa possibilità di scelta. La campagna sta procedendo bene ma non è ancora fatta», ha evidenziato Marco Cappato, noto per le sue azioni di disobbedienza civile in difesa del diritto di essere liberi fino alla fine.

«La raccolta sta procedendo con risultati particolarmente soddisfacenti anche in Calabria dove stiamo superando le 6mila firme. In Italia abbiamo già raccolto 250mila firme e abbiamo ancora davanti diverse settimane prima della chiusura della campagna che punta ovviamente al raggiungimento delle 500mila firme autenticate e certificate da consegnare in Corte di Cassazione entro il 30 settembre», ha spiegato Giuseppe Di Bella, coordinatore regionale per la Campagna referendaria sull’Eutanasia Legale.

La campagna referendaria a Reggio

«Saremo in piazza Camagna, a Reggio, ogni domenica dalle 17 alle 24 e anche diverse iniziative sono distribuire sul territorio metropolitano. Il nostro impegno è per la libertà di tutti, soprattutto di quelli che non possono essere con noi in strada, perché molto malati e sofferenti», ha spiegato Francesco Benedetto, coordinatore provinciale reggino per la Campagna referendaria sull’Eutanasia Legale.