Operazione della Dda milanese anche contro lo spaccio: 10 in totale gli indagati, uno dei quali risultato affiliato alla locale di Giussano, collegata ai clan di Guardavalle
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Gli agenti della Polizia di Stato, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, stanno eseguendo nelle province di Milano e Pavia, diverse misure cautelari nei confronti di persone ritenute responsabili di usura ed estorsione, aggravata dal metodo mafioso, spaccio di stupefacenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Si stima che in totale il giro di affari legato alle sole emissioni di false fatture ammontasse a diversi milioni di euro mentre è stata scoperta una "vendita di denaro" da parte di alcuni degli indagati che consentiva di poter camuffare dei prestiti di tipo usuraio: si sono verificate anche estorsioni ed è stato riscontrato sfruttamento di manodopera in nero.
Durante le indagini il Tribunale di Milano - Sezione Misure di Prevenzione - aveva emesso un decreto di sequestro a carico di uno degli indagati, risultato affiliato alla 'ndrangheta, in particolare alla locale di Giussano (Monza e Brianza), direttamente collegata alla locale di Guardavalle.
L'uomo è risultato gestore di fatto, attraverso una serie di prestanome, di società cartiere che emettevano false fatturazioni al fine di mascherare altre operazioni ed attività illecite. Gli agenti della Divisione Anticrimine e gli investigatori della Squadra Mobile, hanno raccolto le dichiarazioni di due presunte vittime di usura da parte dell'indagato destinatario del provvedimento di sequestro. Avrebbe prestato loro somme di denaro a tassi di interesse usurario, variabili tra il 10% e il 30% mensili che, se non restituiti, avrebbero determinato delle pesanti conseguenze nei loro confronti.
Le operazioni vedono impegnati decine di poliziotti, anche della Squadra Mobile di Pavia. Dei dieci indagati, tre sono stati portati in carcere, quattro ai domiciliari e uno sottoposto alla misura dell'obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.
Il racconto di una vittima
Nel corso delle indagini sono state raccolte le dichiarazioni di due presunte vittime di usura da parte dell'indagato destinatario del provvedimento di sequestro, che avrebbe prestato loro somme di denaro a tassi di interesse tra il 10% e il 30% mensili con la minaccia di pesanti conseguenze se non restituiti. «Mi fece un prospetto delle condizioni del prestito, dicendomi che se non avessi onorato gli impegni sarei stato gambizzato, nella migliore delle ipotesi», è il racconto contenuto nell'ordinanza del gip di Milano Fiammetta Modica, emessa su richiesta del pm Francesco De Tommasi.
«Mi ha prospettato un prestito di 30mila euro con restituzione mensile del capitale di 10mila euro e interessi per circa 3mila euro». L'indagato gli avrebbe anche detto, stando al suo racconto, che un ‹addetto alle riscossioni» aveva «massacrato un signore di Dairago che si occupava di ceramiche e marmi e che aveva un ritardo di uno o due giorni nel pagamento della rata del prestito».