Una condanna più alta della richiesta. Così hanno deciso i giudici che hanno statuito la responsabilità penale per i fratelli Michele e Gregorio Cacciola, condannandoli a 18 anni di carcere, contro i 15 chiesti dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria. I due, difesi dagli avvocati Guido Contestabile e Luca Agostino, devon9o rispondere dell'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

La vicenda dell'estorsione

Sono state escluse alcune aggravanti, ma la quantificazione della pena è stata comunque molto elevata. I protagonisti sono membri dell'omonimo clan operante a Rosarno, denunciati da altri due fratelli, imprenditori agricoli di Candidoni. Una prima richiesta estorsiva giunse nel 2009, quando Michele Cacciola andò negli uffici dell'azienda dei fratelli chiedendo il versamento della somma di 10mila euro. Un importo poi cambiato negli anni, sino al 2011, periodo in cui la richiesta fu di 2500 euro proprio in concomitanza con l'arresto di Michele Cacciola per la vicenda concernente la figlia Maria Concetta. Una circostanza che, a parere degli stessi imprenditori vessati dalle richieste di denaro, non fermò le volontà estorsive della famiglia, con l'arrivo – in questo caso – di Gregorio Cacciola che proseguì nelle richieste di denaro.

!banner!

La situazione degenera nel 2015, quando l'ennesima richiesta di soldi, per un'azienda ormai al collasso, arriva con una chiamata anonima: 100mila euro da consegnare in un distributore di Rosarno. Senza tale versamento ci sarebbe stata la morte dei più stretti congiunti degli imprenditori. Un gesto che provoca la loro reazione e la conseguente denuncia all'autorità giudiziaria. Tocca ai carabinieri coordinare le indagini che, anche grazie ad una proficua attività d'intercettazione, riescono ad inchiodare i Cacciola alle loro responsabilità.

Consolato Minniti