Sono arrivati un po’ da tutta la regione per questo primo incontro pubblico per manifestare contro la costruzione di una serie di parchi eolici da impiantare sulle colline della Locride. A piccoli gruppi, i partecipanti chiamati a raccolta dal coordinamento “No eolico Calabria”, si sono ritrovati alla periferia di Antonimina, il minuscolo centro alle spalle di Gerace sul cui territorio i lavori di costruzione della prima pala sono già in fase avanzata.

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Striscioni ironici, qualche bandiera dal passato, tante maglie “no ponte”: sono un centinaio i manifestanti che prendono parte alla camminata fino alle “Tre arie”, la contrada di campagna in cui, nei giorni scorsi, i tecnici della “Ewind 18” hanno trasferito il rotore a cui, terminati i lavori di innalzamento della torre, verranno agganciate le pale.

I lavori all’interno del cantiere, aperto nel marzo scorso nel silenzio generale di tutti gli attori politici interessati (Regione, Città metropolitana e Comune), sono ormai in stato avanzato e negli ultimi giorni hanno interessato anche le vacillanti vie d’accesso alla zona che, da complanari di campagna, devono essere rese idonee a far passare i giganteschi camion, lunghi fino a 50 metri, su cui vengono caricati gli elementi della torre. Il traffico bloccato per ore, proprio sotto il palazzo della cittadella regionale, da un trasporto eccezionale su cui era caricata una pala rimasto incastrato nello svincolo con la 106, non sembra un precedente incoraggiante.

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E se il corteo “marcia” su Antonimina, l’attenzione resta puntata ad Agnana, qualche chilometro più a nord, dove il progetto di un altro parco di 5 torri alte più di 200 metri è al vaglio dell’amministrazione comunale che nei giorni scorsi ha ricevuto la “visita” dei procuratori della Ski, la società milanese dell’universo Statkraft, che ha presentato il progetto.

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«Abbiamo notato che la Regione da una parte investe e si vanta dei risultati ottenuti con il turismo dei “cammini” e dall’altra potrebbe autorizzare questo scempio proprio sullo stesso sentiero, il “cammino basiliano”, che la stessa Regione ha autorizzato e finanziato – dice Arturo Rocca, presidente dell’Osservatorio ambientale diritto per la vita – e poi il sito di Agnana rientra nel sito rete “Natura 2000”. Queste sono scelte che vengono dalle multinazionali del nord Europa che creano società di comodo in Italia: queste sono solo operazioni finanziarie. Il problema siamo noi che abbocchiamo e che invece di avere a cuore la tutela del nostro territorio, ci prestiamo a queste operazioni».

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