Si sono battuti contro il coronavirus, trovandosi in condizioni di lavoro pessime, con dispositivi di protezione ridotti al lumicino, senza pause e sotto stress. Assieme ai medici, in prima linea, gli infermieri e gli operatori socio sanitari hanno pagato un tributo altissimo alla battaglia contro il diffondersi del contagio.

In tanti sono partiti da Borgia, nel Catanzarese, per andare a portare il proprio contributo nei territori del Nord maggiormente colpiti dall’emergenza sanitaria, con enormi sacrifici personali perché a casa hanno lasciato la propria famiglia, mettendo in "stand by" la propria vita per un bene superiore: la salute degli altri.

Tra questi c’è Enza Procopio, infermiera dello Spallanzani che già sapeva bene cosa significa lasciare la Calabria per andare a lavorare altrove, perché dopo anni di precariato all’ospedale San Giovanni, dove era stata assunta in occasione del Giubileo straordinario di Papa Francesco, nel 2016, c’è rimasta fino al 2020, quando ha vinto un concorso al Sant’Andrea che ha visto partecipare ben 29mila persone. A metà marzo, è stata chiamata allo Spallanzani per pieno dell’emergenza sanitaria, nell’ospedale che ha ospitato la coppia cinese che nello scorso febbraio ha fatto conoscere a tutto il Paese la paura del covid 19, che da lì a qualche giorno si è manifestato in tutta la sua aggressività a Codogno. 

 

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«Per me è un grande orgoglio lavorare allo Spallanzani – afferma Enza – È una grande famiglia, operiamo in grande sicurezza, abbiamo da sempre i dispositivi di sicurezza  individuali, si utilizzano farmaci sperimentali, veniamo tenuti in grande considerazione».

Ma a Enza non è bastato essere in prima linea nella struttura sanitaria tra le più impegnate ed esposte d’Italia, dove lavora nel reparto che si occupa di immunodeficienze trasformato in covid Hospital.  Ha partecipato al bando nazionale della Protezione Civile che reclutava infermieri da mandare nelle regioni ancora piegate dal virus: Lombardia, Liguria, Valle d’Aosta, Piemonte Emilia Romagna, Marche e Trentino Adige. Ha avuto il nulla osta dallo Spallanzani e il 30 aprile è partita per Bolzano, dove rimarrà per 21 giorni.

«Quella di Enza è una delle tante storie d’amore, per la professione e per la propria comunità, che partono da Borgia – afferma il sindaco di Borgia, Elisabeth Sacco -. Storie di impegno e sacrificio che interessano tanti operatori che hanno lasciato la propria terra, ma anche tanti che in questa emergenza sanitaria hanno dato il proprio contributo da qui. Raccontare l’impegno, i sacrifici, le storie degli operatori sanitaria vuole essere un modo per ringraziare e rendere omaggio a quanti sono stati, e sono ancora, in prima linea contro in covid 19».

Ora il Comune di Borgia lancia un'iniziativa sulla sua pagina Facebook istituzionale con cui invita gli infermieri e tutti gli operatori sanitari a raccontare le loro storie, in attesa della possibilità di ringraziarli personalmente in una iniziativa pubblica.