Nonostante i 100mila euro presi dai fondi per il turismo e sborsati dalla Regione per sponsorizzare un evento collaterale nell’ambito del Festival dei due mondi, nella chiacchierata con l'ex direttore del Corriere della Sera di Calabria si è parlato pochissimo. Il governatore ha preferito concentrarsi sulla politica, assicurando che farà la sua parte affinché il Pd possa rinnovarsi. E su Renzi…
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«Non solo Renzi: anche il resto del gruppo dirigente deve mettersi in discussione per agevolare un ricambio. Io farò la mia parte per aiutare questo processo».
Parole, opere e omissioni del presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. Nell’ormai famigerata intervista “concessa” l’8 luglio a Paolo Mieli (le virgolette sono d’obbligo, visto che la Regione ha sborsato 100mila euro per sponsorizzare l’incontro) nell’ambito del Festival dei due mondi di Spoleto, il governatore ha ammesso la necessità di un ricambio generazionale nel Partito democratico. Ma il fatto che sia lui stesso l’emblema di un partito calabrese incapace di evolversi e di fare spazio ai più giovani, non sembra turbarlo molto.
I fatti di contorno sono noti: la Regione Calabria ha utilizzato 100mila euro dei fondi Pac 2014-2020 destinati al settore turistico calabrese per consentire a Oliverio di partecipare agli Incontri di Paolo Mieli, evento collaterale della kermesse umbra, e per pagare, il giorno prima, una cena di gala con 60 ospiti selezionati.
Interessante, dunque, approfondire cosa abbia detto il presidente in quella chiacchierata con l’ex direttore del Corriere della Sera, su un piccolo palco su cui spiccava il logo della Regione Calabria, sponsor unico delle interviste di Mieli.
Fu lo stesso ufficio stampa del governatore che, il giorno stesso, si affrettò a raccontare cosa avesse detto Oliverio nell’amichevole botta e risposta.
«Non sono stato mai renziano – riferisce una nota stampa di quei giorni - ma devo dire con onestà intellettuale che Renzi è stata un'occasione sprecata per l’Italia. Ad un certo punto, infatti, aveva messo la marcia giusta per un processo innovativo e per il rilancio del Paese. Il 40% ottenuto alle europee, però, anziché incoraggiare una fase di un nuovo soggetto collettivo, capace di raccordarsi alla società italiana, ha cementato un nucleo dirigente in un campo ristretto, allontanando il Pd dai bisogni e dal sentire della società italiana. C'è stato un combinato disposto di ubriacatura per quel risultato, letto come il trionfo di una persona, e un errore di chi dall'interno, piuttosto che lavorare per costruire ha lavorato per distruggere».
Analisi pure condivisibile, se non fosse che in Calabria il Pd incarna al meglio l’ambiguità di chi predica bene e razzola male. Un partito che sta con due piedi in una scarpa, guidato da un reziano senza se e senza ma come Ernesto Magorno, che però non ha mai disturbato il padrone del vapore, cioè il governatore. Oliverio avrà pure abiurato Renzi, ma in Calabria, Renzi, o chi lo rappresenta, non ha mai rinnegato lui, nonostante i fallimenti, le promesse mancate, il cambiamento non realizzato.
Altri momenti salienti dell’intervista da 100mila euro sono stati riservati all’immigrazione («Dobbiamo avere il coraggio di assumere posizioni chiare, ispirate dalla bussola dei valori della sinistra»), a Minniti («Ha fatto bene da ministro, ma gli è mancato il pieno sostegno dell'Europa») e infine, ma proprio infine, alla Calabria.
«Dopo anni di difficoltà - ha detto Oliverio a Mieli - gli indicatori stanno registrando una ripresa. Il turismo è tornato a crescere dopo un decennio difficilissimo. Io ho scelto di ritornare alla mia terra, dopo anni in Parlamento, per utilizzare l'esperienza e le relazioni che ho acquisito a Roma a beneficio di una regione che deve riscattarsi».
Se questo era l’obiettivo, alla luce dei risultati, poteva restare nella Capitale. Il riscatto non c’è stato. I suoi cinque anni di mandato, ormai in scadenza, non hanno prodotto né progresso né fiducia che questo possa realizzarsi nel prossimo futuro. La Calabria è rimasta ferma al palo, mentre il resto del mondo si rimetteva in marcia dopo la crisi economica iniziata nel 2008. E non basterà un’intervista pagata a peso d’oro e una cena con qualche vip a convincere i calabresi che le cose stanno diversamente.
Enrico De Girolamo
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