“Dovreste sapere che al Sud si parla calabrese, ma non preoccupatevi, portatevi un frasario in italiano e la popolazione locale dovrebbe riuscire a comprendervi bene”. Parola di – neanche a dirlo – EasyJet, la compagnia aerea britannica che fino a qualche ora fa, sul suo sito ufficiale, descriveva la Calabria come una regione dove è evidente «l’assenza di turisti a causa della sua storia di attività mafiosa e di terremoti».


Ammesso lo scivolone, EasyJet si è scusata con i calabresi e ha sostituito la scheda descrittiva. Ma la bufera di polemiche non si è calmata, tanto che il ceo del vettore low cost, Johan Lundgren, ha scritto una lettera di scuse direttamente alla presidente della Regione, Jole Santelli, chiedendo anche un incontro «per lavorare allo scopo di sostenere il rilancio del turismo nella vostra regione e continuare a portare i turisti in Calabria».


Sembrava abbastanza per passare avanti. Ma la rete ha una memoria di ferro e in casi come questi comincia puntualmente a rigurgitare bocconi già andati di traverso da tempo. Così, un utente facebook, Hugo Vivone, è andato a ripescare una vecchia rivista di EasyJet, in lingua inglese, nella quale, alla voce “Lamezia”, dove gli aerei con la livrea arancione fanno scalo, c’è il suggerimento (“Insider tip”) in questione, che descrive la Calabria come una terra in cui è bene non avventurarsi senza un frasario in lingua italiana da portare con sé come una sorta di Stele di Rosetta che permetta di “tradurre” l’incomprensibile idioma locale.


«Avevo conservato questa rivista di Easyjet del 2009 come un feticcio - scrive nel suo testo di accompagnamento alla foto -. Poi ho visto i post sulla nuova descrizione di Easyjet sulla Calabria e sono andato a ripescare quella pagina di grande cultura per fare capire che non si tratta di un episodio isolato».


Altri utenti, invece, hanno trovato strane assonanze tra un testo pubblicato sul sito di Lonely Planet, casa editrice australiana famosa in tutto il mondo per le sue guide turistiche, e la descrizione “incriminata” e poi rimossa dalla compagnia britannica.
Sotto il titolo “Welcome to Calabria”, anche nell’articolo di Lonely Planet si accenna ai ricorrenti terremoti (“rocked by recurrent earthquakes”), alla mafia (“long history of poverty, Mafia activity and emigration have all contributed to its distinct culture”) e all’isolamento dei luoghi (“If you’re intent on seeing a candid and uncensored version of la dolce vita that hasn’t been dressed up for tourist consumption, look no further, guys”). Insomma, in molti credono che EasyJet abbia scopiazzato proprio da questa scheda informativa, ma con mano più pesante e maggiore approssimazione.

 

È un fatto però che, nonostante oggi la politica si strappi le vesti e le dichiarazioni di condanna si affastellino come figurine da collezione, quanto accaduto ha aperto un dibattito interessante su come debba essere descritta “davvero” la Calabria e soprattutto su come viene vista dai turisti stranieri.
Un tema che dovrebbe impegnare la politica ben oltre l’indignazione di circostanza. Perché alla fine, le chiacchiere stanno a zero. E l’illegalità diffusa, la mancanza di servizi e trasporti, la corruzione dilagante, una classe politica imbarazzante, le maxi inchieste sulla ‘ndrangheta, non sono l’invenzione di un redattore distratto, ma una realtà che giorno dopo giorno continua a vanificare ogni reale ambizione di riscatto. Altro che due parole storte sul sito di una compagnia low cost.


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