VIBO VALENTIA - E’ morto Gerardo D’Urzo, 51 anni di Sant’Onofrio, professione collaboratore di giustizia, per molti il primo “storico” pentito della ‘ndrangheta vibonese. La notizia del suo decesso è stata resa pubblica nel corso del processo “Libra” contro il clan Tripodi di Vibo Marina dove era stato citato dal pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, a deporre in video-conferenza da una località protetta.

  

Pentito “storico”. D’Urzo è stato sicuramente tra i primi a pentirsi e le sue dichiarazioni hanno ricostruito un pezzo importante della storia della ‘ndrangheta degli anni ‘90. Figura non di primo piano nella gerarchia criminale del territorio, ma comunque significativa per svelare tanti retroscena e mettere fine alla cruenta faida che ha insanguinato Sant’Onofrio, piccolo centro della provincia di Vibo Valentia e roccaforte di una delle cosche più potenti della criminalità organizzata vibonese, quella dei Bonavota.

 

La strage dell’Epifania e l’ergastolo. Gerardo D’Urzo non era un loro alleato e nel 1991 partecipò con un commando formato da almeno tre uomini alla cosiddetta strage dell’Epifania compiuta di domenica ed in pieno giorno nella piazza principale di Sant’Onofrio (nella foto). Il bilancio fu tragico: due morti innocenti e una decina di feriti.  Fu quello l’apice dello scontro tra i Bonavota e i Petrolo ai quali D’Urzo era all’epoca affiliato. Per quella strage il pentito di Sant’Onofrio fu condannato all’ergastolo. In carcere decise di iniziare a collaborare con la giustizia e, recentemente, è tornato alla ribalta raccontando del presunto progetto di attentato con un lanciamissili nei confronti del pm antimafia di Catanzaro Marisa Manzini che sarebbe stato organizzato nel 2007 dal clan Mancuso di Limbadi.

 

Dichiarazioni attendibili. Ritenuto pienamente attendibile da diverse sentenze, negli anni Gerardo D'Urzo aveva raccontato anche del presunto accordo fra ex magistrati, poi sospesi dalla magistratura, e alcuni boss vibonesi al fine di screditare i collaboratori di giustizia. Rilasciò dichiarazioni anche sui legami fra boss della 'ndrangheta vibonese e reggina e personaggi nazionali della destra eversiva che negli anni '70 si sarebbero incontrati lungo la Costa degli Dei. Tra le tante dichiarazioni fornite alla giustizia sono di stretta attualità quelle relative al traffico dei rifiuti tossici nel Vibonese e anche qui D'Urzo fu tra i primi a parlarne. Per questa storia ha anche chiesto di essere sentito dall'apposita commissione parlamentare d'inchiesta.