La figlia Adriana accusa: «Farò denuncia in questura, evidenti errori nella gestione di mio padre come paziente. Rispettate il nostro dolore»
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È morto all’età di 82 anni Gioacchino Campolo conosciuto come il “re dei videopoker”. Nel corso della sua vita Campolo fu coinvolto in diverse inchieste della Dda. Ritenuto contiguo alle cosche di ‘ndrangheta, l’uomo era amante dell’arte, al punto di riuscire ad accumulare circa mille opere, da quadri a statue inestimabile valore e a volte anche copie fedeli, sottratte alla collettività. Nel corso degli anni Campolo subì sequestri a titolo definitivo di beni per un valore superiore ai 300 milioni di euro. Tra questi anche alcuni dipinti di Dalì, Guttuso, Migneco, Ligabue, Fontana, Cascella, De Chirico. Un patrimonio restituito allestita nel 2013 al MarRc, il Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria.
Gioacchino Campolo era stato condannato a titolo definitivo a 16 anni di reclusione per estorsione aggravata dalle modalità mafiose e in primo grado di giudizio ad altri nove anni di carcere per associazione a delinquere, frode fiscale e intestazione fittizia di beni.
I sequestri
Nel settembre dello scorso anno, gli uomini della Guardia di Finanza, sequestrarono beni per un valore di circa 9 milioni di euro appartenenti ai coniugi Antonio Sapone e Maria Ripepi. Dalle indagini della compagnia territoriale di Reggio Calabria sarebbero emerse «svariate condotte criminali» perpetrate dal Gruppo Sapone subentrato nella gestione del business a Gioacchino Campolo, detto "il re dei videopoker", forti del suo consenso. Il Gruppo Sapone, dunque, avrebbe beneficiato dell’eredità di Campolo, riuscendo così a fare quel salto imprenditoriale che ha consentito alle sue imprese di conoscere una vertiginosa crescita economica, soprattutto grazie all'appoggio che sarebbe stato assicurato dalla cosca Labate.
La lettera della figlia
Nelle scorse ore, dopo la morte di Campolo, la figlia ha diffuso una lettera di denuncia (che pubblichiamo integralmente) per chiedere giustizia nei confronti del padre. Secondo Adriana Campolo, il padre prima di morire non sarebbe stato trattato in maniera consona e non avrebbe ricevuto le necessarie cure.
"Buongiorno, mi chiamo Campolo Adriana, figlia di Gioacchino Campolo.
Prima che l’evento doloroso che ha investito la mia famiglia diventi argomento di cronaca e non di dolore, comunico all’intera città, quella che lo amava e lo conosceva e quella che lo ha pugnalato, accusato e che forse non sarà così affranta per questa notizia, che giorno 22 giugno mio padre è deceduto.
Chiedo il massimo riserbo, in primis per rispetto di un essere umano e di un padre, ma anche per la circostanza che vede una figlia procedere ad una denuncia in questura per evidenti errori nella gestione di mio padre come paziente, anziché poter piangere e vivere il dolore che la perdita di un padre speciale come lui porta nel cuore.
La cronaca giudiziaria la conoscete tutti e dato che nessuno ha voluto ascoltarmi per fare uscire la verità in quel contesto, chiedo in ugual modo indifferenza rispetto ad un dolore immenso.
Mio padre è e sarà sempre un uomo e un padre esemplare ed il rispetto della morte e del dolore credo fermamente debba prescindere da qualsiasi articolo che richiami fatti che di cronaca attuale non hanno nulla. Specialmente, chiedo, che non vengano pubblicate a corredo di tale lettera, alcuna foto che nulla riguarda la notizia che state diffondendo.
Se tutto ciò verrà pubblicato, vi dico grazie per avermi ascoltato almeno una volta, anche se troppo tardi".
Adriana Campolo