Articolata indagine dei carabinieri coordinata dalla Procura di Castrovillari. Per altre due persone è scattato il divieto di dimora nelle province di Cosenza e Crotone. L'inchiesta a Cariati avviata grazie alla segnalazione dei genitori
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I carabinieri del comando provinciale di Cosenza hanno eseguito quattro ordinanze di misure cautelari nei confronti di altrettante persone di Cariati, una donna e tre uomini, nell’ambito di una operazione antidroga coordinata dalla Procura di Castrovillari e condotta con l’ausilio dei militari di Genova-Sampierdarena e San Severo e l’intervento di unità dello Squadrone Cacciatori Carabinieri Calabria e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia.
Le misure cautelari notificate
Con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti sono stati arrestati C.F. di 54 anni e F.C. di 20. Disposto il divieto di dimora nelle province di Cosenza e Crotone per F.M. di 63 anni e per il figlio L.M. di 26. I provvedimenti restrittivi, emessi dal Gip presso il Tribunale di Castrovillari, giungono a conclusione di serrate ed articolate indagini condotte dai carabinieri della stazione di Cariati, coordinati dal pm Mauron Gallone con la supervisione del Procuratore della Repubblica facente funzione, Simona Manera.
L’avvio delle indagini
Sono state le segnalazioni di alcuni genitori, preoccupati da strani movimenti di pusher davanti gli istituti scolastici del popoloso centro del basso Jonio cosentino, ad instradare le indagini, avviate nel marzo del 2019. Le attività investigative hanno da subito consentito di effettuare alcuni preziosi riscontri con contestuale segnalazione alla Prefettura alcuni assuntori. I successivi approfondimenti investigativi hanno consentito di acclarare un rodato quanto efficiente sistema di spaccio in particolare di marijuana, ma anche di cocaina, sia pure in modiche quantità.
Il ruolo degli arrestati
I due soggetti tratti in arresto, gestivano un’intensa attività di spaccio locale, con una rete che si estendeva anche nei limitrofi comuni di Mandatoriccio e Crucoli. Più in dettaglio, dalle videocamere installate nei pressi delle abitazioni degli indagati e dalle conversazioni captate nel corso delle attività tecniche è stato possibile svelare come i due arrestati, veri e propri poli dello spaccio, non entrassero in conflitto tra loro, ma fossero in piena sinergia, tanto da scambiarsi la clientela nel caso uno dei due non avesse immediata disponibilità del quantitativo di stupefacente richiesto dagli assuntori.
Coinvolti numerosi minorenni
Molti i riscontri effettuati dai militari dell’Arma, nonostante il maldestro utilizzo di un linguaggio criptato per sviare le attività investigative. Il nome della marijuana era camuffato con quello del caffè. Circa cinquecento gli episodi di cessione documentati dai carabinieri in pochi mesi. In diversi casi la sostanza stupefacente era diretta ad assuntori minorenni abituali, i quali contattavano i pusher per fissare incontri ed effettuare gli scambi; in altri le cessioni avvenivano all’esterno o in prossimità di scuole elementari e medie o di altri luoghi frequentati da minorenni: condotte queste che hanno aggravato alcune posizioni degli indagati.
Perquisizioni domiciliari
Nel corso delle attività di notifica del provvedimento i militari hanno inoltre effettuato una serie di perquisizioni domiciliari nei confronti di ulteriori dodici soggetti, tra cui quattro minorenni, uno dei quali dimorante a Genova, indagati per le medesime condotte di reato e che rappresentavano una sorta di estensione della rete di spaccio. Rinvenuti nelle abitazioni passate al setaccio, quattordici grammi di marijuana, tre bilancini di precisione 1.500 euro in contanti. Tutto il materiale è stato sottoposto a sequestro.