Duecento i militari della Gdf impegnati nell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare. Le indagini coordinate dalla Dda di Firenze avrebbero fatto luce sui rapporti criminali tra esponenti di 'ndrangheta e camorra e un sodalizio albanese operante in Italia ma con ramificazioni anche fuori
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Otto regioni (tra cui la Calabria) e quattro Paesi esteri coinvolti, 200 militari della Guardia di finanza impegnati a eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari di Firenze, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, in un procedimento penale a carico di diversi soggetti, ritenuti essere componenti di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e coinvolti in una serie di episodi di importazione, trasporto e cessione di stupefacenti.
L'ordinanza, eseguita dai finanzieri del Comando provinciale di Pisa, in collaborazione con il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata e la Stazione navale di Livorno, ha riguardato 23 persone tra Toscana, Calabria, Lazio, Puglia, Campania, Lombardia, Veneto, Liguria e all’estero Albania, Francia, Spagna e Romania.
Numerose le perquisizioni in corso, che interessano anche attività ricettive a Firenze, riconducibili agli indagati albanesi. Le indagini sono state dirette dalla Dda di Firenze in costante contatto con la Struttura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata albanese (Spak) e con la Fiscalia generai del Estado ecuadoregna (Fge) nel quadro di una squadra investigativa comune.
Le attività investigative hanno permesso di scoprire un ampio contesto criminale dedito all'importazione di ingenti quantitativi di cocaina dal Sudamerica, inviati da un'autonoma struttura criminale dislocata in Ecuador e operante tra quel Paese e la Colombia, dove veniva acquistato il narcotico successivamente importato in Italia attraverso il porto di Livorno.
Ventitré i destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, per 6 è invece stata disposta la misura degli arresti domiciliari mentre per una persona è scattato l’obbligo di firma.
Gli indagati, di nazionalità italiana, albanese, rumena ed ucraina, sono stati ritenuti a vario titolo componenti un'associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, con carattere transnazionale. Si tratta di persone già coinvolte in fatti di criminalità organizzata, italiana e albanese.
Nel corso delle indagini svolte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pisa e dallo Scico, sono stati accertati rapporti criminali per la fornitura di droga tra esponenti della criminalità organizzata italiana ('ndrangheta, camorra) e il sodalizio criminale albanese operante in Italia ma con ramificazioni in Belgio, Albania, Francia, Germania, Ecuador e Colombia.
I carichi di droga venivano inviati dal Sudamerica in Europa in container nei porti italiani (Livorno, Genova e Savona) e di altri Paesi europei (quali Barcellona, Anversa, Rotterdam e San Pietroburgo). I container venivano stoccati nei porti di arrivo, dove apposite squadre di recupero provvedevano al prelievo del narcotico e alla loro uscita dalle aree portuali, per poi essere messi a disposizione delle compagini criminali. Per agevolare le operazioni di individuazione e recupero della cocaina, il sodalizio criminale utilizzava dispositivi di radiolocalizzazione, mentre la sostanza veniva occultata all’interno dei contenitori aventi carico di copertura frutta esotica o nelle intercapedini ricavate per lo scopo.
L'attività di indagine ha consentito di sequestrare oltre 2 tonnellate di cocaina, 45 kg di hashish, 20 kg di marijuana - che avrebbero fruttato circa 70 milioni di euro alla consorteria criminale - e di trarre in arresto, in flagranza di reato, ulteriori 3 responsabili.
I risultati operativi sono stati ottenuti anche grazie al prezioso contributo di Eurojust, Europol, Direzione centrale per i Servizi antidroga e l'Ufficio dell'esperto per la sicurezza di Tirana, che hanno fornito un costante supporto investigativo agli operatori di polizia giudiziaria. La Direzione nazionale antimafia ha assicurato il coordinamento con gli altri Uffici distrettuali antimafia italiani. Analoghe operazioni sono in corso in Albania e negli altri Paesi coinvolti, gli esiti finali non sono ancora noti.