«Risponderò davanti ad un giudice, poi vedrai che succederà. Ho fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati». Le prima parole pubbliche di Pasquale Striano, il tenente della Guardia di Finanza epicentro dell'inchiesta della Procura di Perugia sul presunto dossieraggio contro politici, imprenditori e vip, arrivano via whatsapp e raggiungono la redazione del Giornale. Striano si dice sicuro di riuscire a difendersi dalle accuse dell’inchiesta che è stata avviata dalle denunce del ministro della Difesa Guido Crosetto.

Il finanziere, secondo le ipotesi investigative riferite al Parlamento dal procuratore di Perugia Cantone e dal procuratore nazionale antimafia Melillo, insieme al pm della Direzione Nazionale Antimafia e antiterrorismo Antonio Laudati avrebbe sfruttato la banca di dati sensibili a disposizione della super struttura investigativa accedendo a migliaia di informazioni riservate relative a centinaia di persone. E avrebbe conservato notizie riservate e dati sensibili su queste persone raccolti e catalogati in un diario privato. 

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Al momento Pasquale Striano sembra essere al centro di tutto. Per Tajani è una pedina manovrata da qualcuno. Raffaele Cantone, che indaga sul conto del finanziere, lo considera il «coordinatore» di un pool. Sicuramente è «uno che era curioso di vedere fatti altrui», dice il magistrato. Difficile leggere il comportamento di questo militare che avrebbe scaricato 33.528 file dagli archivi dell’Antimafia e compulsato le banche dati circa 10 mila volte in tre anni, anche per avere informazioni su sé stesso e sulla moglie. Una quarantina di operazioni al giorno.

Il finanziere li chiama “dossier pre-investigativi”: ne ha tenuto un diario elettronico che lui stesso ha consegnato ai magistrati per difendere il proprio lavoro. Mossa anomala che riporta al whatsapp inviato al Giornale: Striano è sicuro della regolarità delle sue operazioni. Così sicuro da aver, di fatto, dato linfa all’inchiesta con le sue parole.

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Se per molti è un enigma, i colleghi della finanza lo descrivono come «uno che di mafia si occupa da 25 anni». È dagli anni ’90 che il finanziere si occupa di criminalità organizzata. Si era fatto notare lavorando sulle storiche organizzazioni criminali meridionali, poi sulle loro ramificazioni in Emilia, dove la ‘Ndrangheta faceva affari. Per questo una quindicina di anni fa era entrato tra le fila della Dia.

Il finanziere avrebbe indagato anche sull’acquisto della sua seconda casa, avvenuto nel 2021. Un appartamento sul lungomare di Anzio. Nelle carte si parla di «informazioni fiscali concernenti la moglie» e anche una persona con lo stesso cognome della donna. Sono registrati accessi abusivi anche per consultare informazioni su Giulio Santarelli, l’ex proprietario dell’appartamento sul litorale laziale. Santarelli non è un nome come tanti. È un socialista laziale, ex sindaco di Marino, eletto anche come presidente della Regione Lazio e arrivato poi alla Camera con incarichi da sottosegretario durante i governi di Bettino Craxi, Giovanni Goria e Ciriaco De Mita, prima di diventare un imprenditore e abbandonare l’appartamento, lo stesso dove adesso Striano, fuori dalla Dna dal novembre scorso e dalla finanza qualche mese dopo, si è ritirato.