La vicenda di Grazia, la 61enne addetta alle pulizie negli uffici della Motorizzazione di Cosenza, alle dipendenze di una ditta privata appaltatrice del servizio, ha suscitato forte clamore, guadagnandosi la ribalta nazionale. La donna, intervistata dall'Agi, ha raccontato di essere costretta a passare buona parte della notte su una panchina nelle vicinanze del posto di lavoro, poiché deve prendere servizio alle cinque del mattino ma a quell’ora non ci sono mezzi pubblici per spostarsi. Lei abita a Rende, vive da sola. E non guida; per questo sale sull’ultimo autobus della sera precedente, intorno alla mezzanotte, e poi aspetta pazientemente che arrivi il momento di iniziare il proprio turno. Il suo calvario è cominciato a giugno, quando si è separata dal compagno. Era lui a scortarla fino al palazzo di Viale Crati dove, secondo quanto si è appreso, Grazia lavora ormai dal 2001.

Vivere con trecento euro

Il suo è un contratto di due ore al giorno, per le quali percepisce la paga prevista dai contratti collettivi nazionali, pari a 310 euro. Mensilità da qualche mese integrata anche dal reddito di cittadinanza per un importo di circa 190 euro che le consentono di arrivare a 500 euro, ovvero la quota base prevista per una persona adulta. Alle sette del mattino stacca e può tornare a casa. È alle dipendenze della Lav Service srl. La società, con sede ad Acri, nel momento in cui si è aggiudicata l’appalto, ha assunto la donna, già dipendente del precedente concessionario, in applicazione della clausola sociale di salvaguardia che prevede l’obbligo per l’impresa subentrante, di assorbimento dei lavoratori alle dipendenze dell’appaltatore uscente, nello stesso posto di lavoro e nel contesto dello stesso appalto. Grazia è dunque legata al servizio presso la Motorizzazione da questo vincolo di continuità che le ha consentito di conservare l'occupazione.

La posizione dell’azienda

«Sulla vicenda abbiamo dialogato con i sindacati e da parte dell’azienda non vi è stata alcuna chiusura – spiega Luigi Catanzariti, 36 anni, uno dei titolari della ditta, raggiunto telefonicamente – La nostra politica è trasparente e può essere confermata dagli oltre sessanta dipendenti ai quali abbiamo liquidato sempre puntualmente le spettanze dovute. I loro stipendi vengono prima di quelli degli amministratori, ed è stato così anche quando abbiamo subito ritardi nella liquidazione delle nostre fatture. Perché è giusto che il rischio d’impresa non ricada sul personale. La signora ci ha rappresentato le sue difficoltà, così come ogni giorno ascoltiamo le esigenze di altri nostri impiegati. Certo, non sapevamo che dormisse su una panchina. Nel mese di agosto, quando ne abbiamo avuto l'opportunità, il turno le è stato modificato. Inoltre, poiché ci occupiamo anche di traslochi, abbiamo offetrto la nostra disponibilità a darle un aiuto gratuito nel trasferirsi in un appartamento più vicino alla sede lavorativa. Contestualmente abbiamo anche delle regole da seguire, proprio per garantire il corretto e sano funzionamento delle attività. Questo non significa che da parte nostra non ci sia sensibilità o umanità. Al momento però, non si sono create le condizioni per un suo spostamento ad altre mansioni. Come la signora anche altre persone hanno difficoltà a recarsi sul posto di lavoro alle cinque del mattino e preferirebbero un’altra collocazione. I casi limite sono tanti e non semplici da gestire. Sappiamo quali sono i sacrifici dei nostri dipendenti perché noi stessi prima di essere imprenditori, abbiamo materialmente svolto questo lavoro. Per questo ci sentiamo mortificati dal vortice mediatico sollevato dalla vicenda».

Pieno di solidarietà

Al di là dell'orario di lavoro, in realtà il problema è la mancanza di un servizio pubblico di trasporti adeguato anche nelle ore notturne. Ed a quanto si legge nelle decine di commenti alla notizia sui social, sono in tanti a subire il disagio della difficoltà negli spostamenti al chiaro di luna. In particolare impiegati di call center e dei locali della movida. Persone che avrebbero la necessità di montare su un autobus alle due di notte e che invece, se non dispongono di un mezzo proprio, devono scomodare qualche parente o qualche amico. Per Grazia sono giunte anche numerose offerte più o meno praticabili, di persone residenti nei pressi della Motorizzazione, che volentieri la ospiterebbero per consentirle di dormire sotto un tetto e non all’addiaccio su una scomoda panchina. E poi c’è anche chi prima dell’alba, deve percorrere il tratto di strada tra l’abitazione della donna ed il centro città, per motivi di lavoro, e che potrebbe quindi offrirle un passaggio. Insomma si è creata una rete di solidarietà che potrebbe condurre presto ad una soluzione.