Le prime scarpine appese al muro, gli abiti nell’armadio e le lenzuola ancora al letto. «Non sono nemmeno riuscita a cambiarle, sono dieci anni che è così questa stanza con la speranza che lui tornasse un giorno». Il tempo si è fermato in casa e nella camera da letto di Francesco Rosso, tutto è rimasto come lui lo ha lasciato dieci anni fa. Ucciso a colpi d’arma da fuoco nella macelleria di famiglia, il 14 aprile del 2015 uscito di casa per non farvi più ritorno.

Tra lacrime di rabbia e incredulità la madre, Rosa Arcuri, riapre la stanza e una ferita mai rimarginata. Una attesa e un dolore reso oggi più insopportabile dalla sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro che ha nei fatti rimesso in libertà, vigilata, il mandante dell’omicidio di suo figlio.

Riconosciuto incapace di affrontare la seconda fase processuale, il giudizio per Evangelista Russo è stato sospeso poiché affetto da una patologia degenerativa e irreversibile. Condannato all’ergastolo in primo grado, ritenuto oggi socialmente pericoloso e quindi in libertà vigilata. Per la sorella di Francesco: «chi avrebbe dovuto tutelare e difendere mio fratello, lo ha ucciso per la seconda volta». 

Revocati gli arresti domiciliari per Evangelista Russo, riconosciuto quale mandante dell'omicidio di Francesco Rosso. I familiari della vittima, indignati per la sentenza della Corte d’Assise d’Appello, dicono: «Ora abbiamo paura».

Una sentenza che ha lasciato «senza parole, ci ha letteralmente sconvolto» commenta Marianna Rosso a pochi giorni dalla sentenza che ha anche sensibilmente ridotto le pene a coloro i quali avrebbero aiutato Russo a mettere in atto il suo piano di morte. «La giustizia lo avrebbe dovuto difendere, abbiamo tanta rabbia e tanta ma tanta delusione. Dopo una indagine così minuziosa da parte degli inquirenti e le condanne all’ergastolo in primo grado, adesso gli ergastoli dove sono?» si domanda Marianna. 

«Addirittura ci ritroviamo il mandante libero, domani mattina potrei ritrovarlo davanti casa, chi ci tutela? Siamo tornati a vivere nello sconforto, nella paura perché era un suo pallino quello di uccidere anche mio padre» racconta la sorella di Francesco.

I giudici di secondo grado hanno disposto il divieto di avvicinamento alle persone offese a una distanza inferiore di 500 metri e una verifica semestrale delle condizioni di salute di Evangelista Russo per valutare una eventuale riapertura del processo. 

«Nessuno può capire il mio dolore, sono una mamma disperata» dichiara tra le lacrime Rosa Arcuri, madre di Francesco Rosso. «Da dieci anni piango notte e giorno senza aver ottenuto nessuna giustizia per mia figlio. Solo questo chiedevo – continua – non chiedevo vendetta ma solo giustizia ma che non è stato possibile avere. Me l’hanno ammazzato per la seconda volta, chiedo un po’ di pietà per me e per mio figlio».