Dalla Camorra fino a Cosa Nostra. Inseriti nella speciale black list del Ministero dell’Interno, ecco chi i tre più ricercati d’Italia
Dopo l’arresto di Bonavota e Messina Denaro sono tre i superlatitanti rimasti in Italia: ecco i profili
Dopo l’arresto di Bonavota e Messina Denaro sono tre i superlatitanti rimasti in Italia: ecco i profili
Dopo l’arresto di Bonavota e Messina Denaro sono tre i superlatitanti rimasti in Italia: ecco i profili
Dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro e Pasquale Bonavota, ritenuto esponente di spicco della 'ndrangheta, si assottiglia la lista dei superlatitanti più ricercati d'Italia. Ecco chi sono:
Attilio Cubeddu. Classe 1947, molti sospettano sia morto. Latitante dal 1997 e condannato nel 1984 a 30 anni di carcere, da detenuto modello beneficiò di un permesso premio e non fece rientro nel supercarcere di Badu e Carros. Fu coinvolto nel sequestro di Giuseppe Soffiantini e fu processato e poi assolto, nel 2017, per l’omicidio dell’agente del Nocs Samuele Donatoni. Si sospettò fosse stato ucciso da un compare, Giovanni Farina per non dividere i soldi del sequestro Soffiantini, ma non vi furono mai riscontri. Chi ritiene sia ancora vivo, è convinto che Cubeddu si nasconda tra le campagne dell’Ogliastra.
Nel 1998 che iniziò invece la latitanza di un’altra primula del crimine organizzato italiano. Parliamo di Giovanni Motisi. Classe 1959, palermitano, un uomo di Cosa nostra. Lo chiamano U Pacchiuni, ovvero il grasso. Secondo alcuni pentiti sarebbe stato un sicario che godeva della piena fiducia di Totò Riina, secondo altri era invece più aderente all’ala moderata di Provenzano. Motisi è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del commissario Beppe Montana, indimenticato funzionario in servizio alla Squadra mobile di Palermo.
Renato Cinquegranella, classe 1949, napoletano, è ricercato per associazione mafiosa, concorso in omicidio, armi, estorsione e altri reati. Legato, negli anni ’80, alla Nuova famiglia contrapposta ai cutoliani della Nuova camorra organizzata. Non è un camorrista qualunque: fu condannato all’ergastolo perché ritenuto compartecipe dell’omicidio di Giacomo Frattini detto Bambulella, cutoliano che fu ucciso e fatto a pezzi per vendicare l’assassinio in carcere di un fedelissimo dell’allora boss di Secondigliano Aniello La Monica. Ma Cinquegranella fu sospettato di essere stato coinvolto anche in un duplice delitto eccellente, quello del dirigente della Squadra mobile di Napoli Antonio Ammaturo e del suo autista Pasquale Paola, che la storia attribuisce alle Brigate rosse
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