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«Sono una rompiballe. Mi percepiscono così perché quando si tratta di diritti civili non mollo mai la presa». Alessia Bausone, 30 anni, attivista del Pd e vice presidente della sezione calabrese dell’associazione nazionale Donne giuriste Italia, è una spina nel fianco di tutti coloro che abbozzano, traccheggiano, dicono ma non fanno. Il suo chiodo fisso sono le parità, concetto declinato in tutti i modi: parità dei diritti, delle opportunità, delle visioni. Nata a Vigevano da madre calabrese, si divide tra Roma e Catanzaro, dove svolge un dottorato di ricerca. Fa parte, inoltre, di Vox, l’osservatorio nazionale dei diritti, e in Calabria è divenuta il punto di congiunzione tra molte associazioni e il mondo politico-istituzionale, collezionando iniziative contro le disparità come fossero medaglie. Che si tratti di quote rosa, di cyberbullismo, di violenza sulle donne o discriminazione verso i gay, Bausone c’è. L’ultima manifestazione che ostenta con orgoglio è la giornata “Omofobi del mio Stivale”, organizzata il 2 settembre a Ricadi, in provincia di Vibo Valentia.
Una serie di incontri a tema per lavare l’onta della discriminazione perpetrata nei confronti di una coppia omosessuale che nel luglio scorso si vide negare l’affitto di una casa-vacanze proprio a Ricadi perché il proprietario non voleva «gay e animali», come scrisse lui stesso in una chat con i potenziali clienti che chiedevano informazioni sull’alloggio. Un fatto di cronaca che rilanciò a livello nazionale l’immagine di una Calabria che forse, nella realtà sociale di questa regione, esiste solo in maniera molto residuale. «I calabresi non sono così, questo episodio è stato stigmatizzato in maniera netta dalla maggioranza - ricorda Bausone -Subito dopo quello che era accaduto abbiamo organizzato una campagna di sensibilizzazione distribuendo volantini per le strade di Ricadi e tutti, o quasi, hanno condannato l’episodio. La Calabria non è quella che è emersa da questa storia. Qui c’è una società civile molto più evoluta di quanto possano far credere gli stereotipi su un Sud culturalmente arretrato. Sono le istituzioni che invece a volte deludono». Regione, Comuni, società partecipate. Bausone ce n’ha per tutti, e non punta il dito solo contro il recinto politico avversario.
«L’omofobia è un’altra faccia del maschilismo, quindi i diritti delle donne e delle persone Lgbt vanno di pari passo - afferma -. È emblematico, ad esempio, quello accaduto recentemente a Cosenza, dove il sindaco Mario Occhiuto non ha concesso il patrocinio al Gay pride di luglio, con la motivazione che a suo parere si trattava di una spettacolarizzazione della preferenza sessuale ostentata con modalità stereotipate e conformistiche. Pochi giorni dopo, però, era in prima fila, sempre a Cosenza, per Miss Italia. Strano che non consideri anche questa manifestazione un’ostentazione della preferenza sessuale stereotipata e conformistica… ». Nei confronti del Partito democratico, è abbastanza indulgente quando guarda alla scena nazionale, dove i democrat «sul piano dei diritti sociali riescono ancora a imporsi, come dimostra la legge Cirinnà sulle unioni civili». Più disattento, invece, considera il Pd calabrese, «che non si impegna abbastanza, come nel caso della legge sull’omofobia ancora in discussione in Consiglio».
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Una normativa regionale che Bausone considera molto importante, finalizzata alla promozione nelle scuole, nelle università e nel mondo delle imprese di una cultura che rigetti totalmente le discriminazioni verso gli omossessuali, sino ad arrivare ad una sorta di bollino arcobaleno che certifichi chi fa in pieno la sua parte. «Non ho ancora registrato una presa di posizione netta a favore del progetto di legge nemmeno da parte del presidente Mario Oliverio, ma io non mollo - avverte -. Su questi temi il Partito democratico calabrese ha bisogno di un defibrillatore, e se serve sarò io a dare una scossa».
Enrico De Girolamo