«Giovanni Strangio non ha partecipato alla strage di Duisburg, siamo nelle condizioni di provarlo e, per questo, chiederemo la revisione del processo». Così l’avvocato Eugenio Minniti, presidente della Camera penale di Locri e responsabile dell’Osservatorio dell’Unione delle camere penali italiane per il giusto processo e il doppio binario, subentrato nella difesa successivamente alla sentenza della suprema corte.

La ‘ndrangheta spiegata al mondo

Giovanni Strangio è stato condannato all’ergastolo in via definitiva dalla Corte di Cassazione, che ha confermato la sentenza emessa a suo carico dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, riconoscendo il trentottenne di San Luca responsabile della mattanza che il 15 agosto del 2007 fece conoscere al mondo la brutalità della ’ndrangheta.

La faida di San Luca

La strage - secondo la prospettazione accusatoria condivisa dai giudici della Corte d’Assise di Locri e, successivamente, da quelli di secondo grado - sarebbe stata ordita nel solco della faida di San Luca, che vide contrapporsi i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari, sin dalla cosiddetta strage di Carnevale del 1991. Nel 1993 la tregua, poi tra il 2006 e il 2007, con l’attentato a Francesco Pelle detto “Ciccio Pakistan”, quindi con la strage di Natale costata la vita a Maria Strangio e con l’omicidio di Antonio Pizzata, l’apice della tensione. Poi altri attentati, omicidi e tentati omicidi, che colpivano seconde e terze linee dei cartelli in conflitto. Capitolo conclusivo, appunto, la strage consumata in Germania, nel ferragosto del 2007, quando persero la vita, davanti al ristorante “Bruno”, Marco Marmo, Francesco e Marco Pergola, Tommaso Francesco Venturi, Francesco Giorgi e Sebastiano Strangio.

La fuga in Olanda e poi la cattura

Fuggito in Olanda dopo la strage e arrestato all’epilogo di una indagine di polizia che ha visto la collaborazione di tre Paesi, Strangio è stato riconosciuto colpevole oltre ogni ragionevole dubbio dalla giustizia italiana. Una cattura, quella di Strangio, che si è innestata nel contesto di una straordinaria attività d’indagine sulla strage di Duisburg coordinata da Nicola Gratteri con il supporto operativo dell’élite della Polizia italiana e tedesca.

Un teste e le intercettazioni

«Mi sto interessando alla revisione del processo – spiega l’avvocato Eugenio Minniti – sulla scorta di un nuovo dato dichiarativo emerso successivamente al passaggio in giudicato della sentenza a carico di Giovanni Strangio e sulla scorta anche di un’attività intercettiva intercorsa tra altri soggetti nell’ambito di un procedimento penale che si sta svolgendo a Reggio Calabria».

Un pentito di Camorra

Le intercettazioni in questione sono state acquisite – spiega il penalista – nell’ambito del processo “Gotha”. C’è, però, un terzo elemento che – spiega l’avvocato Minniti – sarà fondamentale per il giudizio di revisione che intende tentare: «Una ulteriore fonte dichiarativa, un pentito già ascoltato dalle autorità tedesche per altre vicende». Si tratta di un ex affiliato alla Camorra il quale – conclude il difensore di Giovanni Strangio – spiega che «la strage di Duisburg non c’entra nulla con la strage di San Luca, dietro ci sarebbe invece un traffico internazionale di eroina».

 

 

Pietro Comito