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Rigettata la richiesta di misura cautelare avanzata dalla Procura di Vibo Valentia nei confronti di Rosaria Mancuso, 63 anni, di Limbadi, tratta in arresto martedì dai carabinieri con l’accusa di detenzione di armi, munizioni e ricettazione. Rosaria Mancuso era stata arrestata, e portata nel carcere femminile di Reggio Calabria, sulla base dell’assunto che le armi ritrovate fossero a lei riconducibili per via dei luoghi di rinvenimento (un pollaio ed un terreno appena coltivato), anche in considerazione del fatto che il marito, Domenico Di Grillo, si trova ristretto dal 9 aprile scorso agli arresti domiciliari sempre per reati in materia di armi. Tale circostanza aveva portato i carabinieri a ritenere che Rosaria Mancuso - difesa dall’avvocato Giuseppe Di Renzo, oggi sostituito in udienza dall’avvocato Antonio Barilaro - potesse essere la sola persona ad occuparsi degli animali ivi allevati, come dalla stessa riferito ai carabinieri operanti nel corso delle attività e pertanto avere l’immediata disponibilità delle armi. Tale assunto dell’accusa non è stato però condiviso dal gip, Graziamaria Monaco, sulla scorta di alcune considerazioni e dati di fatto, evidenziati anche dagli legali della donna (difesa dagli avvocati Giuseppe Di Renzo ed Antonio Barilaro). L’indagata, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ha negato di occuparsi della campagna per via di una malattia cardiaca (di cui ha prodotto documentazione) per la quale le è stato consigliato dai medici uno stile di vita più pacato e senza sforzi. Rosaria Mancuso ha inoltre precisato che della gestione dei terreni si occupa esclusivamente il marito. Per il gip la descrizione del “complesso dello stato dei luoghi in cui sono state ritrovate le armi, operato dai carabinieri” non consente di poter ricondurre le armi a Rosaria Mancuso.
Sebbene i terreni siano intestati alla donna, ad avviso del giudice, manca la recinzione degli stessi (se non per una sola porzione) e ci si “è limitati a sostenere che tutta la proprietà fosse non solo intestata ma anche in uso” a Rosaria Mancuso. Ma a parte la gestione del pollaio, per il gip non è stato fornito alcun elemento da cui poter ritenere “in concreto la certa detenzione, in capo a Rosaria Mancuso, delle armi, ritrovate”. Il giudice fa quindi notare che i terreni sono accessibili anche ad altre persone poiché non completamente recitanti e mancano altri elementi, quali ad esempio gli esiti dell’attività di osservazione da cui ritenere che la Mancuso, da quando il marito è ristretto ai domiciliari, si dedichi al fondo in maniera sistematica. Nulla poi esclude che le armi ritrovate fossero invece detenute dal marito Domenico Di Grillo e non rinvenute nel corso della perquisizione del 9 aprile scorso.
Da qui, per il gip, la debolezza degli elementi per poter affermare l’esistenza del fumus nei reati contestati, soprattutto in punto di riconducibilità delle armi a Rosaria Mancuso.
Le armi rinvenute
Le armi ritrovate e sequestrate dai carabinieri sono: un revolver marca Colt perfettamente funzionante con numero di matricola non censito, più sei cartucce all’interno del tamburo. L’arma è stata trovata in una parete coperta da rovi, ai bordi di un terreno arato di recente. A distanza di 50 metri dal capanno dove è stato rinvenuto il revolver, è stato poi trovato un fucile a pompa con matricola punzonata all’interno di in un bidone di plastica. Ritrovate poi cinque cartucce a pallettoni inserite in un caricatore, 222 cartucce calibro 12 a pallini, 8 cartucce calibro 12 a pallettoni, 10 cartucce calibro 12 a palla unica. Il ritrovamento è stato fatto in alcuni terreni di località “Macrea” di Limbadi che non presentavano alcun cancello di accesso, risultando solo nella parte posteriore recintato (al confine con i terreni della famiglia Vinci) e per una parte confinante con altri fondi di proprietà: uno di Rosina Di Grillo (figlia di Rosaria Mancuso) ed uno di Gaetano Molino, cugino acquisito di Rosaria Mancuso.
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